Per il 72.4% degli italiani “chi si rivolge a uno psicologo prova vergogna e imbarazzo, ma sa che non dovrebbe essere così”.
Per un altro 20% “semplicemente è così”.
(Fonte: Enpap)
Questi dati fanno pensare a 2 cose.
- La presenza radicata di pregiudizi duri a morire: “Mica sono matto/a! Che ci vado a fare dallo psicologo?”
- La presenza di un’altra variabile: la fatica di farsi vedere vulnerabili.
Hai presente l’idea “ormai sei grande e quindi te la devi cavare da solo”?
L’idea per cui avere bisogno di aiuto, chiedere un sostegno, o ammettere una fragilità sono visti, proprio per l’educazione impartita in questa società, come qualcosa di negativo.
Non sarebbe più utile, e più umano, concedere a sé stessi il privilegio di accogliere la propria vulnerabilità senza imbarazzo?
Non sarebbe più facile ammettere di potersi permettere di essere fragili senza che questo provochi la sensazione di fallimento?
Accogliere la vulnerabilità
Lo sapevi che molte ricerche su sintomi d’ansia e depressione confermano il fatto che comprendere e accettare le proprie vulnerabilità, anziché sforzarsi di vedersi come Jeeg robot d’acciaio, attenuerebbe i sintomi stessi?
Credimi se ti dico che tutto questo non comporterebbe nessuna perdita di sicurezza o di considerazione sociale, contrariamente a quello che sembra essere il pensiero diffuso.
E ti dico di più.
Accogliere la propria parte fragile e saper chiedere aiuto è un grande gesto di intelligenza, coraggio e amore per sé stessi.
Dott. Luca Giulivi
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