Ti sei mai sentito così in difficoltà da aver bisogno di chiedere un aiuto?
Niente paura, è umano e capita a più persone di quanto tu possa immaginare.
Tutti nella vita ci siamo trovati di fronte a momenti difficili da affrontare: una separazione, una crisi di coppia, un forte disagio, un tradimento, un lutto o in generale situazioni emotive che fanno stare male.
Di solito, quando ci si trova in questa situazione di sofferenza, si possono avere 3 reazioni:
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Si tende a negare e a rifiutare la sensazione che ne deriva.
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Si cerca inconsciamente conferma che i problemi non siano affrontabili e risolvibili, e che perciò l’unica opzione sia quella di continuare a vivere cercando di mantenere una linea di galleggiamento.
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Oppure, si decide di “prendere il toro per le corna”: ci si fa carico del problema, si ammette a se stessi che siamo umani e, in quanto tali, vulnerabili, e si chiede supporto a uno specialista.

1. Rivolgersi a uno psicologo: una decisione coraggiosa
Ecco ci siamo. Hai il cellulare in mano, il numero di telefono pronto in rubrica. Stai per comporre il numero e chiedere un appuntamento.
Come ti senti?
Se provi a pensarci, sentirai ansia, incertezza e, probabilmente, una serie di preoccupazioni che vanno dalla paura di non trovare posto, a quella di trovarlo, a quella di dover andare davvero a parlare di te, oppure semplicemente di non trovarti bene.
È normale, non temere.
Nessuno affronta questi primi momenti con leggerezza. È un passaggio delicato che ha bisogno di tutto il tuo coraggio e della tua forza di volontà.
Come in tante situazioni importanti nel corso della vita, infatti, il primo contatto con uno psicologo porta con sé una scia di emozioni contrastanti tra loro, non facili da gestire.
Queste sensazioni ti accompagneranno fino al primo colloquio e probabilmente diventeranno più intense a ridosso di esso, ad esempio mentre stai salendo le scale che portano allo studio.
È come se arrivassi all’appuntamento con una serie di idee piuttosto ingombranti, una lista di cose da verificare, e sono proprio queste a darti sensazioni difficili da gestire, ma abbi fiducia.
Il tuo intuito ha fatto la scelta giusta. Se sei lì è per una ragione: offrirti un’altra opportunità.
2. È un momento di grande solitudine
Oltre ad essere una scelta importante, decidere di andare dallo psicologo è un passo che si fa in solitudine.
Spesso capita che familiari, amici o persone care si accorgano del tuo malessere e provino a spingere affinché ti rivolga a qualcuno che possa aiutarti, proponendosi di darti una mano, anche a contattare lo studio dello psicoterapeuta per un appuntamento.
Tutto questo non farà bene alla tua scelta e al tuo percorso.
Il momento in cui si decide di chiedere aiuto a uno psicoterapeuta è un momento
di solitudine, nel quale risiede tutto il tuo volerti bene.
Nel momento in cui entrerai nello studio dello psicologo, infatti, avrai fatto il primo passo per uscire da quella solitudine: sarai accolto in un luogo privato, sicuro e intimo, da un professionista che è lì solo per te.
3. Il primo incontro: cosa succederà?
Lo psicologo, oltre a essere un professionista, è una persona e per questo non sempre a prima vista potrebbe andarti a genio. Le prime sensazioni sono importanti, ma dovresti darti tempo prima di renderle definitive.
Il primo colloquio con lo psicologo infatti è un momento delicato. Ricordati che l’ansia, che nel frattempo non ti avrà magicamente lasciato in pace, potrà portarti a provare preoccupazione per la situazione incerta, o per il fatto che dovrai parlare di te non sapendo bene cosa dire, oppure potrebbe capitarti di sentire tristezza o rabbia perché stai facendo fatica ad adattarti all’idea che stai chiedendo aiuto a qualcuno. Come sai, sentirsi deboli non è una cosa semplice da accettare.

Lo psicologo ti chiederà la ragione per cui hai sentito il bisogno di chiedere aiuto e farà altre domande per avere una visione più chiara possibile del tuo vissuto.
Questo è il tuo momento! Ti invito a mettere da parte timori e preoccupazioni. È importante quello di cui vorrai parlare, delle emozioni che vorrai esprimere. Ricordati che lo psicologo non è lì per giudicare, ma per ascoltarti e accoglierti.
Dimentica il classico rapporto medico-paziente: la relazione terapeutica, oltre a essere unica nel suo genere, è un aspetto fondamentale per la riuscita del percorso.
Al termine del primo incontro lo psicologo ti fornirà alcune prime impressioni. Una singola seduta non è sufficiente a mettere a fuoco la situazione e il problema, quindi ti verrà indicato chiaramente come si potrà proseguire.
In questa fase è importante che anche tu esprima le tue impressioni, o le tue perplessità.
Se hai bisogno di chiarimenti chiedili. Lo psicologo ti avrà probabilmente fornito alcune informazioni circa la sua pratica clinica, il suo orientamento ed eventualmente le tecniche che utilizza, ma tu fai pure le domande che ritieni importanti: ricorda che si sta parlando dei tuoi vissuti e dei tuoi problemi, quindi la parola d’ordine è “Spazio ai tuoi bisogni!”
4. Ti stai dando un’opportunità
In un passaggio del famoso film Matrix, Trinity chiede a Neo di fidarsi di lei “Perché quello che c’è là fuori già lo conosci. È come quella strada: sai esattamente dove porta”, mentre quello che c’è dall’altra parte è ancora tutto da scoprire.
Quante volte ti sarà capitato di avere la sensazione di trovarti sempre nello stesso punto, di incontrare sempre la stessa tipologia di persone, di trovarti di fronte sempre le stesse emozioni, angosce, sofferenze?
Bene, fidarsi di uno psicoterapeuta significa arrivare a dare una risposta a queste domande, significa darsi un’opportunità, quella di vedere la propria vita come realmente è, e non come te la sei raccontata fino ad oggi.

Significa decidere di iniziare un percorso molto importante, un nuovo viaggio, da cui, se tu metterai la motivazione necessaria, potrà scaturire un cambiamento in meglio, verso la scoperta di se stessi e verso un maggiore benessere interiore.
Dott. Luca Giulivi
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Sono andato da diversi psicologi negli ultimi anni e ho dovuto interrompere il rapporto con tutti perché mi sentivo giudicato male per i miei problemi, ho sempre percepito che mi vedevano come un relitto malato di mente che compativano con una punta di disprezzo. Penso che l Italia pullula di psicologi incompetenti che non hanno capito che la prima cosa professionale che dovrebbero fare è mostrare un minimo di empatia e comprensione verso chi mette a nudo i propri handicap rendendosi vulnerabile e fragile di fronte allo sguardo freddo di questa manica di stronzi
Buongiorno Giorgio,
condivido a pieno il fatto che l’empatia, la comprensione e l’accoglienza siano aspetti fondamentali per la professione che svolgiamo, come credo che in seduta si possa restituire al terapeuta ciò che si sta provando in modo da poterne parlare liberamente.
Purtroppo la ricerca di un terapeuta con cui ci si trova bene non è semplice, e può prevedere alcuni tentativi.
Potrebbe esserle utile considerare il fatto che di approcci alla psicoterapia ce ne sono molti e si differenziano molto anche nelle modalità che il terapeuta mette in atto in seduta.
Per farle un esempio, spesso si associa la psicoterapia alla psicanalisi perché più rappresentata (sia come diffusione, storia, che nei film etc.). Questo filone prevede modalità che possono dare sensazioni di distanza e freddezza.
Allo stesso modo esistono altri approcci che invece sono caratterizzati da forte empatia e vicinanza (es: Schema Therapy). È chiaro che questo dipende anche dal terapeuta stesso.
Spero di esser stato utile e se desidera approfondire sono a disposizione.
Un caro saluto.
Buongiorno, ho un dubbio che mi assale. io e mio marito abbiamo richiesto l’aiuto di uno psicologo per un problema che comunque abbiamo riscontrotrato e affrantato già con nostro figlio, ma siccome non sappiamo come gestirlo, preferiamo farci aiutare.
il mio dubbio, però è questo. anche se mio figlio ha accettato di andare da uno psicologo e anche noi, riteniamo di aver bisogno di tale aiuto, al primo incontro dobbiamo andare tutti e tre insieme o comunque sarebbe meglio andare prima solo noi?
GRAZIE per l’aiuto.