Hai mai pensato perché scelgo sempre la persona sbagliata?
Probabilmente se hai vissuto diverse esperienze sentimentali deludenti, sì.
Avrai provato varie volte a cambiare qualcosa nell’approccio, cercando persone diverse dal solito, con il risultato di ritrovarti sempre al punto di partenza.
Ti sarà anche successo di iniziare a pensare che tutte le persone al mondo siano sbagliate per te, come se tutti fossero portatori di sofferenza, tristezza, solitudine.
Prima di arrivare alla totale rassegnazione, però, vorrei spiegare cosa succede quando scegliamo una persona che poi si rivela, per l’ennesima volta, quella sbagliata, e offrire alcuni spunti da cui partire.

Un incontro non è mai casuale
Spesso tendiamo ad avvicinarci a persone sbagliate con la stessa accuratezza con cui scartiamo chi potrebbe realmente renderci felice, e questo non avviene solo per via del fascino, dell’attrazione o dell’interesse. C’è qualcosa in più che ha radici ben più profonde.
Prima di approfondire vorrei fare un esempio molto semplice, che credo renda bene l’idea.
Nel mondo animale l’accoppiamento avviene tra esemplari appartenenti alla stessa specie. Una tigre avrà attenzioni per un’altra tigre e non riconoscerà altri animali come potenziali partner.
Allo stesso modo noi umani è come se riconoscessimo certe tipologie di persone come interessanti, non vedendo per niente le altre, anche se queste potrebbero essere quelle con cui costruire un rapporto sereno e gratificante.
Quindi gli incontri che facciamo non sono mai casuali e nascondono ragioni ben precise.
Fin dai primi anni di vita ci abituiamo ad avere vicino persone, genitori in primis, che hanno un loro approccio alla relazione. Esso può essere amorevole, comprensivo; oppure apprensivo, ansioso e controllante; o ancora rabbioso, umiliante e distanziante.
Sulla base di ciò che abbiamo vissuto durante l’infanzia, sceglieremo i partner in età adulta attraverso due modalità: per somiglianza o per contrasto, rimanendo quindi all’interno delle stesso perimetro di relazioni note.

La tendenza a cercare qualcosa di familiare
Spesso la scelta ricade quindi su persone che ci ricordano il nostro primo amore: il genitore (padre o madre) e spesso, nello scegliere un partner, inconsciamente rimettiamo in scena la stessa relazione sperimentata con loro.
Se il genitore è stato ‘sufficientemente buono’ (come afferma Winnicot) saremo probabilmente capaci di scegliere un partner amorevole, ma se il rapporto col genitore non è stato soddisfacente, probabilmente cercheremo un partner che ha caratteristiche simili a quelle.
In questo modo ‘scegliamo’ qualcosa di familiare, perché è quello che fin da piccoli abbiamo respirato in casa, magari con la speranza inconscia di modificare un passato doloroso.
“Se mio padre non mi ha amato, (cosa che ci porta a colpevolizzarci, come se fosse dipeso da noi), vedrai che stavolta sarò capace di farmi apprezzare e voler bene”.
Questo il pensiero latente e poco cosciente che sta sotto ad una scelta apparentemente legata ad attrazione fisica ed emotiva forte.
Così, senza volerlo davvero, ci si ritrova a investire su persone problematiche che, dopo un primo periodo in cui le cose sembrano andare bene, iniziano a manifestare atteggiamenti di rifiuto, oppure diventano sfuggenti, o ancor peggio aggressive. In alcuni casi presentano forme di dipendenza (cibo, alcol, sostanze, internet, gioco, sesso, etc.), una modalità che aiuta a mascherare i loro veri problemi legati alle relazioni, alla personalità e, nei casi peggiori, alla psicosi.
Quando una relazione diventa una missione
In questi casi la relazione diventa una missione il cui scopo è salvare il partner dal suo destino, arrivando ad occuparci esclusivamente delle sue difficoltà e dei suoi bisogni. Questi appaiono forti, drammatici e così urgenti, da farci dimenticare di dedicare tempo e risorse a noi stessi, alle nostre esigenze e al nostro benessere.
Il rapporto finisce quindi con l’alimentare un circolo vizioso in cui l’amore non corrisposto adeguatamente si scontra con il desiderio di riceverlo proprio dalla persona che si rifiuta di darlo.

Quando ci si accorge di vivere una relazione di questo tipo è utile prenderlo come un segnale che qualcosa va rivisto e cambiato, altrimenti il copione sarà sempre lo stesso.
A tal proposito può essere utile concordare con uno psicologo psicoterapeuta un percorso che abbia l’obiettivo di dare una lettura più utile della propria vita e delle relazioni, cercando di mettere da parte la logica, che aiuta più a difendersi e a restare immobili, e dando spazio alla sfera emotiva da cui realmente provengono le abitudini relazionali che fanno arrivare a chiedersi: “Perché scelgo sempre la persona sbagliata?”.
Dott. Luca Giulivi
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Chiaro e di facile comprensione..