Di chi parliamo quando usiamo il termine Anaffettivo?
Quali sono le sue caratteristiche psicologiche e che tipo di rapporto si vive quando lo si ha come compagno o come amico?
Una persona anaffettiva non prova emozioni e non va confusa con chi non riesce ad esprimerle, l’alessitimico (ne parlo qui), di cui ti parlerò in un’altra occasione.
Quindi, per fare maggiore chiarezza, evitare valutazioni errate e capire meglio la situazione che stai vivendo, spero possa esserti utile questo approfondimento.
Sei a contatto con una persona anaffettiva?
Il rapporto con una persona anaffettiva, che sia intimo o di semplice amicizia, è povero di emozioni perché la persona fa un’immensa fatica a riconoscere le proprie e di conseguenza a mettersi in relazione con il vissuto emotivo degli altri. Ad esso predilige un muro di razionalità e logica che la fanno sentire più al sicuro.

Le giornate passate insieme sono tinte di colori opachi, spenti, freddi, la cui colonna sonora è fatta di lunghi silenzi che il più delle volte finiscono per generare, in chi li subisce, interrogativi irrisolti e insicurezze.
Stare a fianco a una persona anaffettiva ti fa sentire solo, disorientato, perso. Questo nonostante la vicinanza che finisci per percepire come inconsistente.
Gli unici argomenti che risvegliano un anaffettivo sono quelli maggiormente distanti dalla relazione e dalle emozioni, come ad esempio il lavoro.
Questo è spesso una componente molto presente, sui cui la persona investe molto, perché essendo più vicino alla logica e alla volontà, non viene vissuto come un pericolo.
In sostanza, tra un discorso lavorativo e un silenzio, il rapporto arriva ad avere come unico scopo quello di automantenersi ed evitare l’abbandono e la solitudine.
Perché accade questo? Cosa significa essere anaffettivo?
Il termine anaffettivo si usa per indicare freddezza, distacco, distanza.
È spesso riferito al maschile perché, fin dai tempi antichi, l’uomo ha dovuto dimostrare di essere forte per motivi culturali e sociali e per farlo, ha sviluppato modalità di controllo delle emozioni.
Andando più a fondo, l’anaffettività è una difesa che una persona sviluppa per far fronte a situazioni malsane: manipolazioni, ricatti, soprusi reiterati, o più semplicemente, credenze poco funzionali per uno sviluppo sano (come ad es. la frase “i forti non piangono”).

Per dirla con lo psichiatra Paolo Crepet, non si tratta di un blocco dovuto a un trauma, né a un problema specifico. È un modo di “vivere” la relazione lontano dal suo contenuto emotivo, perché esso è percepito come pericoloso.
Non esporsi quindi è la strategia più diffusa. Instaurare una relazione implica l’entrare in contatto con aspetti emotivi propri e dell’altra persona, correre il rischio di vivere situazioni piene di calore, affetto e dolcezza, e questo fa paura.
Il subentrare di questa paura porta a virare dall’interesse verso modalità distaccate. Si tratta di un meccanismo di difesa che inconsapevolmente protegge e permette di preservarsi dal correre rischi nell’entrare completamente in relazione, di costruire qualcosa di importante.
Cosa fare?
Una terapia su una persona anaffettiva è un percorso molto difficile e pieno di insidie, che molto difficilmente porta a risultati (o cambiamenti) significativi.
Fare luce sulle difficoltà potrebbe essere utile, ma non è detto produca effetti.
Pertanto, in questo caso, preferisco rivolgermi direttamente a te, che vivi questa relazione.

Rendersi conto di essere in una relazione con una persone anaffettiva è il primo passo.
Smettere di evitare l’argomento, rispondendo a ogni domanda dolorosa che ti poni con un “è fatto così” è iniziare a non mentire, guardando la verità dalla giusta angolazione.
L’altro passo da fare è poi forse quello più doloroso.
Puoi provare a comprendere come funziona, come vive e come si relaziona, ma ti sarà richiesto uno sforzo notevole, visto il tuo coinvolgimento emotivo.
E una volta capito, una volta compreso chi hai di fronte, ti si prospettano 2 strade:
accettarlo così com’è, senza la speranza di poterlo cambiare o scegliere di ripartire da te e dai tuoi bisogni.
Pensare, infatti, che il suo comportamento nei tuoi confronti sia frutto delle sue sofferenze e delle paure inconsapevoli di cui si nutre la sua personalità, non ti aiuterà a risolvere il problema.
Se scegli questa via, la soluzione è accettarlo lasciando andare l’illusione che possa cambiare qualcosa nella vostra dinamica relazionale.
L’altra soluzione, dicevo, è ripartire da te e dai tuoi bisogni. Partire dal contato con le tue emozioni, con le tue esigenze e capire dove ti portano.
Se ti ascolterai davvero, probabilmente sentirai che la relazione che stai vivendo non mostra i presupposti per trarne soddisfazione e appagamento. Non può essere costruita o diventare un progetto di vita. Probabilmente non può funzionare.
Non è colpa tua!
Ripetilo ad alta voce se non ne sei abbastanza convinta. Non è colpa tua se il tuo partner è così.
Inutile colpevolizzarti se hai a fianco un anaffettivo, o se hai provato ad amarlo e aiutarlo e non sei stata ripagata.
È importante che tu ti convinca che non sei il problema e che purtroppo il tuo amore non basterà per farlo diventare una persona diversa.
Questa è la parte più dolorosa di questo processo di consapevolezza e non sempre si è pronti per affrontarla, ma se senti di volerti dare spazio, restituire dignità e tornare a vivere un amore appagante, allora, è un passaggio necessario da compiere.
Nel farlo, se dovessi sentire bisogno di un aiuto, chiedi sostegno ad uno specialista: lui saprà come accompagnarti in questo percorso.
Dott. Luca Giulivi
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Ma una persona anaffettiva se incontra molte persone al contrario molto espansive e di grande affettività non può un pochino apprendere da loro?
Buongiorno Laura, come riportato anche nel post, persino un percorso di psicoterapia lungo e ben condotto non porta a risultati significativi. È maggiormente indicato un lavoro sulle persone che ruotano intorno. Un percorso rivolto all’acquisizione di maggiore consapevolezza del problema e di strumenti per affrontarlo e/o mettere in atto delle scelte. Mi scuso per la risposta tardiva, ho avuto qualche problema con le notifiche del sito. Un caro saluto.
Io avrei bisogno di scappare via d
,ho bisogni di un abbraccio anche per pochi istanti questo vorrei!
Cara quanto ti capisco, lo vorrei anche io… Ma non posso purtroppo 🤦🏻♀️
Ho regalato 10 anni della mia vita sperando in un cambiamento. Da un mese che o detto basta mi sono ammalata non o più la forza x rincorrerlo , non sono più una ragazzina
Buonasera Anna Rita, comprendo la sua delusione e la sua stanchezza, 10 anni sono tanti.
Si scrive e si parla tanto delle persone che mostrano problematiche affettive e psicologiche, mettendo spesso in secondo piano il vissuto di chi sta loro vicino.
Ha tutta la mia vicinanza, e se dovesse sentirsi in difficoltà non esiti a chiedere aiuto in modo da poter essere accolta e supportata.
Un caro saluto.
Vivo con un a affettivo ormai da dieci anni, ho un figlio di 3 anni e una in arrivo ma mi rendo conto che non posso continuare così e con dei figli piccoli diventa sempre più complicato… Vorrei fuggire da questa situazione ma mi sento legata intrappolata e non so come fare
Buongiorno Mara, mi rendo conto che la situazione per lei non sia facile. Potrebbe valutare l’idea di richiedere un sostegno che l’aiuti intanto ad affrontare questo momento di attesa, la nascita e i primi tempi che sono assai faticosi e, allo stesso tempo, la stimoli a fare maggiore chiarezza dentro di sé in modo da capire come muoversi in futuro in funzione dei suoi bisogni e del suo benessere.
Ho vissuto la seconda gravidanza nel buio più totale. Spero tanto che le cose ora vadano meglio per te.
Buonasera, sono circa sei mesi che ho una relazione con una ragazza narcisista e anaffettiva…. oltre tutto ho scoperto che ha anche da problemi alimentari. Nn so più cosa fare, qualunque cosa faccio o dico nn le va bene, spesso mi sento usato come suo capro espiatorio sul quale lei sfoga la sua rabbia e frustrazione. Fortunatamente ho un carattere molto forte ed una grande consapevolezza di me. La cosa più logica da fare sarebbe fuggire da questa relazione… ma nn voglio abbandonarla e vorrei tanto riuscire a renderla un pò più serena. Che fare? Amo questa donna e vorrei tanto fosse felice ma mi rendo conto che da solo nn posso farcela. Lei va da una psicologa…ma il percorso che sta seguendo la rende ancora più inquieta.
Mi aiuti. Sono davvero in difficoltà.
Buonasera Cristian,
la situazione che mi descrive appare molto complicata e capisco la sua difficoltà. Probabilmente la cosa più logica di cui parla (uscire dalla relazione) è anche la più indicata perché alla lunga i suoi bisogni potrebbero essere fin troppo sacrificati in nome di una “causa” sulla quale è molto difficile avere certezze di miglioramento o cambiamento.
Dall’altro lato però leggo che intende rimanere accanto alla sua compagna e per questo l’unica cosa che mi sento di consigliarle è di richiedere un supporto che le dia un aiuto e una guida. Dovrà lavorare molto su di lei e la via resterebbe comunque dura da percorrere (a tal proposito nel mio blog trova un articolo che parla proprio di questo).
Se vuole può contattarmi in privato per approfondire.
Un caro saluto.
Ho sposato un marito anafettivo e solo negli ultimi anni mi sono resa davvero conto di come lyi è, devo dire che è anche peggiorato tantissimo rispetto ai nostri primi 10 anni insieme quando i progetti comuni sembrano averci fatto reggere la storia. La cosa che mi fa più rabbia sono i conti con i suoi genitori perché è colpa loro se lui è così difeso e freddo, sono persone che non avrebbero dovuto fare figli, in particolare la madre. Lui però non li contrasta, non butta giù il muro, loro sono fatti così dice. E invece no, è da lì che deve partire, da come l hanno cresciuto. Hanno creato un frustrato infelice che sparge infelicità. Tutta la loro famiglia è fredda. Lei che ne pensa? Come si fanno i conti con i genitori dell anaffettivo?
Buongiorno Laura,
come ho già scritto in altri interventi è difficile definire una persona come anaffettiva senza un’adeguata conoscenza, pertanto mi limiterò a scrivere alcune considerazioni basandomi sulle sue parole.
La situazione che mi descrive immagino sia molto difficile da sostenere e il nodo credo sia proprio il fatto che suo marito non appare motivato – o consapevole – di essa.
Quando si decide di costruire una famiglia propria normalmente ci si assume la responsabilità di difenderla, anche se l’invasione dovesse arrivare da persone care come i componenti delle rispettive famiglie d’origine.
È un passaggio importante verso l’emancipazione e un vissuto sano della vita adulta. Permettere invece che tali invasioni avvengano, giustificando il tutto con un “sono fatti così” è un aspetto su cui, individualmente e a livello di coppia, dovreste lavorare.
La gestione dei genitori in età adulta è un nodo complesso e una problematica molto diffusa, oltre che un passaggio necessario verso il miglioramento.
Se desidera approfondire sono a disposizione.
Un caro saluto.
Mi rivedo anche io…
PRENDETI UNA PAUSA LUNGA IL NECESSARIO PER VEDERE SE VERAMENTE SIA TU CHE LEI VI AMATE, SE NON FOSSE COSI ALLORA E’ TEMPO DI TROVARSI UN ALTRA DONNA.
l’AMORE A SENSO UNICO ALLA LUNGA NON FUNZIONA MAI!!!
Buonasera,
sono d’accordo, l’amore a senso unico è dannoso e quando sopraggiungono problemi di coppia sarebbe il caso di trovare il modo di parlarne senza fare a “braccio di ferro”.
Se ci si accorge che questo non è possibile si può sempre ricorrere a un aiuto e vedere di recuperare la situazione.
Quando una storia finisce trovo abbia più senso prendersi un periodo di solitudine per elaborare al meglio quanto successo e per lavorare su se stessi, prima di cercare un’altra persona, dato che si rischia di rimettere in piedi un rapporto simile al precedente, anche se non è la regola.
Un caro saluto.
Vivo da quasi 16 anni con un uomo cosi. Due bambine e un matrimonio fondato sul nulla. Ho rovinato la mia esistenza. Giorno per giorno mi sento sempre più sola, distaccata e con tanta voglia di mollare tutto, ma per ragioni economiche ( mutuo e io senza lavoro) non posso. Mi sento in gabbia.
Lui non e’ mai cambiato. Non lo fara’ mai. La cosa piu orribile e’ che queste persone stanno bene con se stesse e quindi non cambieranno mai.
Buongiorno Silvia,
le sue parole raccontano tristemente come si vive realmente questo tipo di relazione.
Io la ringrazio per il contributo per lei doloroso, mi rendo conto che muoversi nella sua situazione appare veramente difficile.
Il mio auspicio è che riesca a trovare una svolta, o meglio a trovare il modo di crearla, magari quando le condizioni saranno più favorevoli.
Fino a quel momento il mio consiglio è di non perdere di vista se stessa e trovare il coraggio, qualora ne senta il bisogno, di chiedere aiuto e supporto senza viverlo come una debolezza o qualcosa di inutile.
Si prenda cura delle risorse che ha come, ad esempio, la forza che ha trovato per raccontare la sua storia. Sono un bene prezioso che non andrebbe disperso.
Un caro saluto.
Buongiorno, vivo con un uomo anaffettivo da 32 anni! Abbiamo 2 figli grandi, di cui non si è mai occupato affettivamente! È un brav’upmo, grande lavoratore, pirta a casa lo stipendio, io non lavoro, ma emozionalmente è scarso, ho insegnato ai miei figli, tutto ciò che sapevo, facendo sia da mamma che da papà. Loro non lo cercano mai, ci sono solo io! Ma a lui va bene cosi, vive la vita come vuole, solo che ha fatto pagare un prezzo alto anche a me. Dopo tanti anni, ho imparato che.non cambierà mai, per cui mi sono ritagliata un pezzo di vita tutta mia, sono molto indipendente. Non ho affetto da parte sua, ce l’ho da parte dei miei figli.e questo mi appaga molto.
Buonasera Marietta,
forse nelle ultime tre righe del suo intervento per c’è una prospettiva ridona speranza e vita: ritagliarsi uno proprio spazio e godere dell’indipendenza che ne scaturisce. In mancanza di altre possibilità, vista la situazione, credo sia un bel dono oltre che un atto di saggezza.
La ringrazio molto per il suo contributo.
Un caro saluto.
Dopo 42anni con un anaffettivo mi sono arresa, famiglia distrutta solo lui sta bene..la colpa è mia dovevo andarmene subito..
Il suo articolo mi è stato molto utile ma allo stesso tempo mi spaventa tanto. Credo che mio marito e padre di mia figlia piccola sia anaffettivo. Ho sempre pensato che fosse un meccanismo di controllo, ma io ho sempre dato tanta importanza alle emozioni e le verbalizzo molto, e così sto crescendo mia figlia, dando importanza a tutte le emozioni e le loro espressioni.
Penso che sia così per modo in cui è stato cresciuto, persone per bene ma con schema rigido in fondo dove il ragazzo nn deve piangere passati i primi anni di vita, dove lavoro e stabilità contano più di qualsiasi altra cosa. Penso che suo padre sia anaffettivo. Sono tanti anni che gli rimprovero di nn essere empatico, solo razionale. Sono sicurissima dell’amore che prova per sua figlia, è un padre stupendo, ma per esempio non le ha mai detto che la ama (io tutte le sere ovviamente ;). Sto incontrando una crisi lavorativa e vorrei lasciare il mio lavoro (un dottorato quindi lo vede come un abbandono), e lui si sente preso in giro e mi rimprovera di non prendere le mie responsabilità sul serio, sta avendo una reazione durissima mentre speravo un pochino di supporto, senza chiederlo di capirmi ma ameno di sostenermi. Da quando è nata mi figlia è peggiorato, credo che questo senso di responsabilità in più abbia scatenato in lui qualcosa, non c’è più spazio per il dubbio l’incertezza il cambiamento,
Vuole una partner solida e stabile (ho sempre lavorato e guadagnato quanto o più di lui, mi sono trasferita all’estero per lui).
So di essere molto sensibile e per anni mi ha fatto sentire troppo emotiva o insicura. Insomma leggendo il suo articolo mi si è aperto un mondo e nn so cosa fare. In più io sono straniera e se dovessimo separarci perché arriviamo ad un punto di non ritorno, dovrei stare in Italia ovviamente per il bene della nostra piccola ma mi ritroverei isolata, pure la casa è sua. Non so bene che risposta mi aspetto da lei ma magari vorrei qualche consiglio per suggerire a mio marito che lui sia anaffettivo, anche se è contento con se stesso e mi dirà « sono fatto così, le persone non cambiano ».
Buonasera Marina,
mi preme chiarire, come fatto anche all’inizio dell’articolo, che non tutte le forme di freddezza emotiva corrispondono all’anaffettività, quindi è difficile inquadrare bene una situazione senza conoscerla.
Per questo non credo possa esserle utile parlare a suo marito dell’ipotesi che sia anaffettivo. Comprendo la sua preoccupazione e il desiderio sincero di smuovere la situazione, di aiutarlo, tuttavia probabilmente otterrebbe chiusura e un peggioramento delle cose.
Credo che per questo scopo sia necessario il coinvolgimento di una figura professionale capace di inquadrare bene la situazione e suggerire, nel caso, qualcosa di migliorativo. Mi sembra però di comprendere che lui faccia veramente fatica ad ascoltarla e percepire il problema tra voi, mentre sarebbe necessaria la sua collaborazione e la sua motivazione.
Questi sono gli aspetti su cui credo lei possa concentrare l’attenzione, partendo non da ciò che vi divide, bensì da ciò che vi unisce – o vi ha unito in questi anni.
Recuperare complicità dona motivazioni per affrontare un problema.
Un caro saluto.
L’unica risposta e’ questa carissima: quando hai conosciuto tuo marito sapevi benissimo che era anaffettivo, razionale e logico; quindi come puoi pretendere dopo tanti anni che il suo carattere e atteggiamento che prima adoravi adesso non ti piaciono piu??
Anche io ho questo carattere come tuo marito, ho convissuto con una donna che mi accettava e adorava (forse) per come ero, poi col tempo ha preteso che diventassi un altra persona!!! Morale alla fine ero accanto ad una persona egoista, gelosa ed irrispettosa. Nonostante avessimo avuto una bambina non ho potuto fare altro che andarmene; cosi posso preservare la mia persona e posso in futuro far conoscere a mia figlia chi sono e come sono. I sentimenti senza una buona dose di logica e razionalita spesso portano alla distruzione veloce o lenta di tutto cio che la circonda!!! Ricordatevi che 1+1 fa 2 anche se non vi piace!!!
È vero che non bisogna pretendere che il proprio partner diventi un’altra persona, come è anche vero che non volersi spostare più di tanto da ciò che si è, dicendo “sai come sono fatto…sono fatto così…”, sono posizioni che si equivalgono e generano problemi di egual peso, in entrambe i casi.
Ci rifletterei.
Un caro saluto.
Buonasera,
ho divorziato 10 anni fa da un uomo bipolare che devastava anche i miei figli. Poi ho trovato lui, vedovo con due figli piccoli … anaffettivo. Pensavo fosse per quello che aveva passato…. invece dopo altri 10 anni ho capito che è così.
Adesso non ho la forza per rimettermi in gioco, soffro…. e vorrei solo adottare dentro di me un “sistema” per non farmi fare del male dalla sua sterilità.
Ha qualche consiglio ?
… grazie…
Buongiorno Paola,
provi a lavorare su di lei con lo scopo di comprendere il suo “essere” nelle relazioni e quali fragilità vengono esposte con l’altro.
Può essere un lavoro importante e che necessiti di un aiuto.
Un caro saluto.
Buonasera dottore
Sono sposata da 28 anni, da che ne avevo solo 20. Mio marito, più grande di me di circa 10 anni, ha condiviso la sua vita economica e affettiva per 24 anni con la sua famiglia di origine, soprattutto con la madre. Ha lei dedicava anche il poco tempo libero. Dieci anni fa, tra i tanti problemi della vita, ho affrontato un tentato suicidio di mio figlio, ho ricostruito lui e noi attorno. Ho due figli meravigliosi, attenti ai sentimenti degli altri. Pensavo mio marito avesse capito l’importanza della famiglia a cui mi sono dedicata. Circa due mesi fa scopro che si era iscritto ad un sito di incontri, “per curiosità” come dice lui e scopro i suoi unici interessi legati al sesso ( normali in tutti gli uomini, mi ripete). Mi cade il mondo addosso perché in questi ultimi anni ha mostrato ( essendo morta la madre) interesse e dedizione a noi. Ho problemi di sonno e altri malesseri. Faccio fatica a trovare in lui qualcosa di positivo. Con freddezza lui dice che mi passerà e vive con superficialità il mio dolore. Mi chiedo se sia anaffettivo.
Buongiorno Lucia,
credo che la sua storia ci racconti anni di coraggio, perseveranza e dedizione, e in questo ha tutta la mia comprensione. Credo tuttavia che tali fatiche possano alla lunga generare una forte stanchezza, soprattutto se ad accompagnarle ci sono profonde delusioni e speranze tradite.
Come ho già risposto in altri interventi è difficile definire una persona anaffettiva senza un’approfondita conoscenza, pertanto mi limiterò a darle qualche indicazione.
Quando una persona, in questo caso suo marito, vive un rapporto molto stretto con la famiglia d’origine, nonostante ne abbia costruita una propria, gli aspetti problematici possono essere molteplici. Completare infatti un sano processo di separazione dalla famiglia d’origine è la porta d’accesso a una vita adulta piena e soddisfacente. Mantenere una rapporto di (malsana) dipendenza si ripercuote fortemente sul rapporto con il coniuge e, di riflesso, con i figli.
Per dirla in breve: se per qualche motivo – e in un certo senso – non si smette di essere figli, ci saranno problemi nell’essere adulti e quindi compagni di vita e genitori.
Anche dopo la morte del genitore oggetto di forte dipendenza il problema rimane e tende a spostarsi generando altri atteggiamenti problematici.
Questi sono aspetti con cui lei si è confrontata e continua a confrontarsi e sui quali è molto difficile intervenire, a meno che la persona non sia fortemente motivata al cambiamento e quindi ad affrontare un proprio percorso. Dalle sue parole non mi sembra sia il caso di suo marito.
Pertanto il mio consiglio è di prendersi cura di lei, mettere la sua attenzione sui suoi bisogni e trovare il modo di iniziare ad ascoltarli. Chieda aiuto nel caso in cui le dovesse apparire tutto molto difficile, non è mai troppo tardi per dedicare del tempo a se stessi.
Un caro saluto.
Io credo che ogni problema psicologico abbia una causa e lo si legge anche nell’articolo. Detto questo, non capisco perché dopo anni di relazione affettiva (io ci sto insieme da oltre 10 anni perché gli voglio bene,come tutte, credo), il messaggio sia “lascialo perdere”,invece di dare indicazioni su come affrontare
il problema. Ci si dovrebbe sforzare di trovare la via per abbattere il muro e tentare di indurre il partner a confrontarsi coi suoi demoni. Se non si rende conto di quanto male faccia il suo atteggiamento, allo stesso modo non può capire la nostra mortificazione e così la nostra reazione,quindi ne soffre (in silenzio, visto che non riesce ad aprirsi con nessuno) e il problema si aggrava…Io sono passata per la fase descritta nell’articolo ma l’ho superata:ora alzo i toni e impongo la mia posizione in una discussione, ma non so se sia la reazione giusta per migliorare le cose. Comunque resto convinta che una storia importante non può portare all’abbandono di un compagno “malato”…troppo facile! Che non se ne renda conto è un’aggravante del suo stato, di cui il primo a soffrire è lui, più che noi: io non mi sento di abbandonarlo a sé stesso solo perché è difficile da gestire. Mi arrovelleró, tenterò strade sempre diverse migliorando il mio autocontrollo in funzione di strategie che possano aiutarlo ad aprirsi, a comunicare, a tornare ad essere la persona che so che sarebbe se non avesse vissuto le esperienze che lo hanno portato a diventare così
Gentile Maria,
ho letto con attenzione e comprendo la sua difficoltà, ma noto anche la tenacia con cui non sente di voler mollare.
Come già menzionato in altri commenti, non tutte le persone fredde e distaccate sono anaffettive. Esistono varie problematiche delle sfera emotiva e andrebbe inquadrata bene la situazione prima di giungere a conclusioni.
Il post mira a stimolare il raggiungimento di una consapevolezza, più che l’abbandono. Le scelte successive possono effettivamente portare all’allontanamento. Non è però una regola né un consiglio da seguire, può essere una conseguenza di un proprio percorso. In questo secondo caso credo sia opportuno lavorare su se stessi per rinforzarsi.
Un caro saluto.
io ho un figlio anafettivo, ha 41 anni non vive con me e il nostro contatto ormai è ridotto a uno o due sms alla settimana, per anni ho tentato di avere un rapporto di affetto anche minimo, ho ottenuto di avere dei contatti più frequenti solo quando aveva bisogno di me, ho comperato le sue attenzioni o parole quando regalavo qualche cosa,ho chiesto e richiesto che venisse a cena o di andare a cena fuori con la sua compagna (persona molto dolce e gradevole), ottenevo uno o due si all’anno e il pasto era sempre veloce, poi dopo aver detto tante volte “non insisto, aspetterò che sia tu a chiedermelo cos’ saprò che ne avrai voglia, ho deciso di farlo davvero, non chiedo più e infatti non mangiamo più insieme, ho imparato a comportarmi come lui, a non telefonare, non chiedere, a mandare solo sms che sono quasi sempre per scambi di favori (gli presto la macchina, mi ripara il pc), e questo mio arrendermi totalmente è stato dopo un viaggio in macchina di sei ore io e lui di ritorno da una mia visita medica fuori città, un viaggio in totale silenzio che per le prime due ore ho cercato di colmare cercando argomenti, poi mi sono arresa, un viaggio senza parole, senza soste, con la fretta di riportarmi a casa come un pacco di amazon da consegnare, io avrei voluto festeggiare l’esito positivo di un esame dopo un intervento a un’ aneurisma in testa operato sei mesi prima, ma sono stata solo un pacco da portare a casa in fretta , senza parlare, senza bere o mangiare, solo silenzio e una percezione di fastidio nell’avermi vicino tanto tempo. Mi sono arresa ma fa male, adesso che mi comporto come lui non so manco se se ne accorge, non mi cerca e non lo cerco, il nostro rapporto si basa su “ti sere la macchina?..puoi sistemarmi il pc come va tutto ok ? si tutto ok….. Non sono sporca, volgare, ho un lavoro, non bevo ma ho tante tante domande senza risposta.
Buonasera Signora Cinzia,
ho letto con attenzione il suo racconto, difficile inquadrare la sua situazione senza un approfondimento, La trovo complessa, ricca di sfumature e (sicuramente) di elementi che non conosco.
Un paio di cose però mi viene da dirle:
– suo figlio si comporta così con tutti, moglie compresa?
– lei come vede suo figlio: come il suo bambino, oppure come un uomo? Provi a concentrarsi su questa domanda e capire come effettivamente lo percepisce.
A volte un genitore fa fatica a vedere il proprio figlio grande, e di conseguenza ricerca abitudini e contatti che normalmente, crescendo, è normale che si diradino. Anche i cuccioli di uomo prima o poi trovano la loro strada, la loro indipendenza, anche se ci mettono molto più tempo di altre specie. Questo è un aspetto che, capisco, si fa molta fatica ad accettare.
Per il resto, perché non prova a parlarci apertamente, senza mettere avanti le critiche al suo comportamento o il fatto che si è arresa? Non facendo sentire lui “il problema”.
Un caro saluto.
Buonasera, mi chiamo Sara e sono 6 mesi che sono in una relazione con un ragazzo anaffettivo.Inzialmente il suo “essere chiuso” mi affascinava, ed era ciò che mi spingeva sempre di più nel conoscerlo,sò che 6 mesi sono pochi, ma ci sono delle piccolezze però che a parer mio, se non accadono subito non accadranno mai.
Io sono una ragazza molto emotiva e vivo di emozioni, i primi tempi ero molto presa da lui e la sensazione che provavo nel conoscerlo mi dava una gioia dentro che mi portava giorno dopo giorno ad avere forti emozioni per lui, adesso però mi sento spenta, sembra che tutta quella gioia si sia appassita e ultimamente mi sento abbattuta, come se anche io stessi diventato anaffettiva.
Lui è un ragazzo con una mente molto solida fondata sui suoi propri principi che per lui sono tutto ciò che ha e ciò che sto capendo è che lui ha una percezione sulla relazione molto differente dalla mia.
Non è una persona di molte parole, se parla è solamente riguardo il lavoro o su qualche problema economico,lui dice che vuole avere una relazione per poi arrivare al matrimonio, non una relazione tanto per, io però mi sento più un amica che un amante perché non sento di ricevere quell’affetto che solo il mio partner può darmi.Siamo molto diversi,io sono molto coccolona,ho bisogno delle carezze sul viso,di un abbraccio spontaneo,anche di un semplice bacio sulla guancia,di uno sguardo..lui invece non ha bisogno di ciò,lui non ha bisogno del mio affetto perché non me lo chiede mai, né a parole né a gesti,nemmeno con gli occhi, è molto distante. Quando ci sdraiamo sul letto lui rimane a braccia conserte, sono io che lo sfioro, io che cerco di guardarlo dritto negli occhi, provo sempre a creare un feeling,quell ‘atmosfera giusta per poter fare l’ amore ma quell’atmosfera non si crea mai perché per lui non è quello fare l’amore. Per lui fare l’amore è levarsi i vestiti e compiere l atto,così senza romanticismo,perché per lui fare l’amore è quello.Provo sempre a dare me stessa ma sento come se lui non volesse accogliermi dentro di sé e non perché non mi vuole bene, semplicemente perché lui non ha i miei stessi bisogni. Lui sta bene anche se non mi vede per una settimana, sta bene anche se stiamo insieme e non lo bacio, lui sta bene così ed io no.Mi fa molto male scrivere queste parole perché sembra che non riesco ad accettarlo e forse è così, non riesco.Piú di una volta gli ho spiegato molto chiaramente quali sono i suoi comportamenti che mi fanno star male, lui però non capisce, spesso si sente anche infastidito dalle mie parole e se discutiamo lui tira su un muro facendo uscire fuori soltanto il suo orgoglio.
Ho pensato che quindi se io inizio a comportarmi nel suo stesso modo forse lui cambia, se forse io non me lo filo più allora lui inizia a mostrarmi che mi vuole e che ha bisogno di me, invece no, non sta cambiando niente, sto cambiando solo io che più vado avanti e più mi sento mancare.
Buonasera Sara,
comprendo il fatto che la situazione che mi descrive sia molto difficile perché sembra essere in discussione il suo modo di essere e stare in relazione, e questo non trovo sia giusto perché meriterebbe rispetto. Capisco anche che sia esausta visti i tentativi di trovare un modo per far sì che il vostro rapporto cresca nel migliore dei modi.
Come ho già sottolineato in altri commenti, consiglio di andarci piano con il fatto di definire una persona anaffettiva. È una cosa che andrebbe approfondita e soprattutto delegata a una figura competente.
Tuttavia quello che mi descrive mostra una profonda diversità dei modi di stare in relazione tra voi due.
Ci può stare che molti aspetti vengano vissuti in maniera diversa, ma l’importante sarebbe avere la possibilità di confrontarsi e parlare liberamente (cercando di non portare avanti critiche farebbero sentire l’altro giudicato) del proprio modo di essere con l’idea di stabilire un punto di contatto, un “noi” che può essere (e dovrebbe essere) composto da differenze, oltre che da affinità.
Se vuole dare tempo, e delle possibilità, a questa relazione sarebbe utile per voi riuscire a costruire un dialogo che non sia un botta e risposta statico e fermo sulle rispettive posizioni. Spesso il proseguo di una relazione si gioca proprio su questo campo, soprattutto se si desidera che questa sia appagante e sana.
Il senso è di accogliere qualcosa dell’altro, condividerlo, farlo proprio, ma contraccambiare e ricevere accoglienza e condivisione. Questo vale per i gusti in fatto di cinema o vestiti, ma anche per cose più importanti, come ad esempio i progetti che una coppia può fare.
Per farle un esempio: non trovo molto coerente il fatto di dichiarare di volere una relazione seria e arrivare al matrimonio, ma poi sparire per una settimana. Non dico che si debba stare sempre insieme, ma esistono tantissime vie di mezzo tra un estremo e l’altro.
Se ci fossero difficoltà nel tentare una costruzione può valutare anche il fatto di chiedere un aiuto.
Tuttavia se le distanze dovessero essere davvero incolmabili, e molto corpose (come sembra), forse si sta trovando di fronte a una relazione che non ha futuro, almeno non un futuro sano, soddisfacente e felice.
Ci rifletta senza perdersi di vista, a volte bisogna capire come costruire un rapporto adulto,e può non essere semplice, a volte non ne vale la pena.
Io resto a disposizione.
Un caro saluto.
Qual è la donna ideale per un anaffettivo? Lui dice che vorrebbe una donna che gli fa provare emozioni forti perché è del tutto apatico. E i genitori di un anaffettivo come sono affinché lui sia così?
Buonasera Lana,
come mai si domanda quale sia la donna ideale di un anaffettivo?
Se il suo obiettivo è quello di vivere una relazione sana, appagante e felice, io ribalterei la domanda e proverei a chiedermi com’è l’uomo ideale per lei?
Un caro saluto.
Buongiorno a tutti.
Sono vicino a tutti voi per il dolore e le difficoltà vissute in una situazione comune ma al tempo stesso voglio ringraziarvi perché nelle vostre storie ho trovato tante risposte a domande sorte ma ignorate per anni e tante assoluzioni per colpe autoinflitte nel tempo.
Per quasi sei anni ho avuto un rapporto con una persona che solo oggi so’ essere anaffettiva anche grazie a questo blog. Inizialmente il bene che ho provato per lei e l’entusiasmo dell’inizio di una nuova coppia hanno coperto quasi del tutto la sua natura. Ho sempre giustificato quella mancanza di sensibilità e freddezza nei rapporti interpersonali (anche con amici e parenti) con la sua timidezza e chiusura mentale. Ho sempre pensato lei come a un giardino segreto in cui solo pochi avevano accesso perché troppo timida e chiusa. In pubblico pochi abbracci e baci. Le passeggiate mano nella mano un piacere e un evento che nel tempo si è rarefatto tanto da dover segnare sul calendario. In casa pochi abbracci perché ‘dà fastidio’ e ‘non mi piace essere toccata’…come diceva lei. Nei momenti di intimità, invece, si trasformava e diventava la donna più dolce e loquace che avessi mai conosciuto tanto da volerla legare al letto per non far svanire l’incantesimo. Quando poi volevo affrontare l’argomento dei suoi atteggiamenti incomprensibili rifuggiva dal dialogo e come ultima parola quella frase classica che ho letto decine di volte nel vostro blog ‘io sono cosi’ non cambio, devi fidarti’ . Ma dopo tanto tempo la fiducia non basta più e occorrono anche progetti di vita comune. Per non rinunciare ai miei sogni non condivisi ho deciso di porre un limite a questo atteggiamento con lo scopo anche di dare una scossa a questo carattere duro come il cemento armato. Credevo che i miei sentimenti, la mia fiducia, il mio vissuto e dimostrato potessero cambiarla o quanto meno scalfire quella ‘timidezza e paura’ che ancora nella mia mente erano la giustificazione ai suoi atteggiamenti. Di fronte a un bivio tutte queste persone si chiudono ancora di più’ e lei sceglie di non scegliere e quindi di non progredire. Loro non vogliono cambiare e non cambiano. Pensano alla loro vita come una linea retta formata da punti tutti uguali e puntano a mantenere l’equilibrio e la confort – zone in maniera permanente. Non credono alla prospettiva, al cambiamento…credono che la vita sia fatta solo dall’oggi e non dal domani o dal futuro. Il progresso e l’evoluzione non sono contemplati.
E’ una persona che di fronte al suo lavoro sacrifica tutto. Ama solamente gli animali avendo sfiducia nell’essere umano in generale. La parola Amore è bandita dal vocabolario sostituendola con Bene. Non ha a cuore la vita di coppia lasciandola arrivare ad un vicolo cieco non volendo mai giungere a un compromesso. Non gli interessano i bambini se non apparentemente quelli degli altri. Le feste, i regali , gli eventi, le sorprese, le ricorrenze (non solo quelle legate alla coppia ma anche quelle degli amici o della famiglia) non sono quelle dolcezze che la vita ti regala ma perdite di tempo o noie.
Il mio rimpianto oggi è non aver capito prima tutto quello che avrei affrontato anche se qualche segnale era già evidente all’inizio della nostra storia ma, come detto, il tutto è stato filtrato col bene che le volevo e scambiato per timidezza. Anche con la presenza di queste spie è tutto proceduto bene anche grazie alla mia capacità di rivedere al ribasso le mie aspettative e la mia volontà di giustificarla ma col passare del tempo l’unico a volere e pretendere manutenzione nel rapporto ero io senza alcuna collaborazione e tutto si è fatto più’ difficile col tempo.
Adesso tutto è molto difficile anche perché il tempo è passato e non sono più un ragazzino. Lei mi manca molto…ma forse più che ‘lei’ mi manca ‘noi’. Spero ancora di essere in tempo a inseguire i miei sogni e la mia felicità. Penso di meritarlo per me e i miei genitori. Vorrei abbracciarvi tutti forte come quella sofferenza che abbiamo provato e ringraziarvi per avermi dato risposte inattese trovando un po’ di pace. Per troppo tempo i miei ‘perché?’ avevano come unico soggetto colpevole ME.
Grazie Mattia per il contributo, un messaggio pieno di coraggio, consapevolezza e speranza.
Un caro saluto.
Tanto affetto ed empatia x te Mattia, ma anche x tutti quelli k hanno lasciato un messaggio su qst gruppo, k trovo veramente utilissimo x riconoscere un anaffettivo e ci accomuna in qst triste sorte d stargli accanto
Buonasera Mattia,
A distanza di 1 anno dal Suo commento mi ritrovo su questa pagina, appena lasciata da una persona che si è comportata esattamente così anche con me… all’inizio tutto bene, tanto entusiasmo, tanti progetti anche se ero un po’ perplessa per la sua natura così riservata, troppo riservata e per il fatto che sembrava non provasse emozioni… poi man mano si è raffreddato ancora di più e io quando glielo facevo notare lui ha sempre risposto con rabbia, come se gli stessi dando fastidio, fino ad arrivare a ignorarmi completamente come donna con i miei bisogni sia di affetto che di complicità e sostegno, a non capire come fosse così insensibile con me e perché non cercasse mai di capirmi ma anzi, quando piangevo o non stavo bene lui si innervosiva molto e cominciava a darmi addosso e ad accusarmi di sentirmi male o piangere e soffrire per finta solo per ottenere attenzioni da lui. Io sono arrivata a sentirmi una nullità che non merita niente, mi ha totalmente svuotata della mia autostima, se non si è valorizzati e trattati bene dalla persona che ci ha scelti questo può diventare devastante alla lunga anche per la concezione che abbiamo di noi stessi… anche pur sapendo quante ne ho passate (dalla perdita del lavoro e di tutta la mia vita sociale ai miei problemi di salute) lui non ha fatto che esprimere freddezza e trattarmi a pesci in faccia… Forse è un bene che se ne sia andato, è stata veramente una delle esperienze peggiori e più logoranti della mia vita… un abbraccio
La stessa situazione sto vivendo io ho anche due bambine con lui e mi sento in gabbia intrappolata e non vedo nessuna via perché ci sono mezza i bambini non vorrei fargli soffrire perché io sono crescita con sofferenza senza genitori adesso ho 38 anni ho sopportato troppo dolore nella mia vita ho messo sempre al prima posto i bisogni degli altri e non i miei e alla fine quando pensavo che ho trovato l’uomo della mia vita che mi ama e rispetta ho capito che ho vissuto nel inganno quando capisci la verità fa malissimo ti crolla tutto il mondo addosso ho provato di parlare tante volte con lui per suo comportamento ma e sempre e stato un fallito il mio dialogo con lui perché lui si trovava sempre scuse e non mi voleva ascoltare adesso non so cosa fare ho un dolore nell petto e una rabbia ma vero di me perché sono stata una scema che non ha mai voluto vedere la verità nella facci avendo paura di non perderlo
Buonasera,
sia questo interessante articolo sia quello sulla relazione con un alessitimico sono scritti dal punto di vista/nel cercare di aiutare il partner non anaffettivo/alessitimico
Volendo invece girare la prospettiva (in generale, poi ovviamente ogni caso é a se) secondo Lei una persona anaffettiva/alessitimica (generalmente) vive meglio all’interno di una relazione di coppia o da solo?
E se in coppia (generalmente) due persone “simili” (ad esempio perchè entrambe anaffettive/alessitimiche) tendono ad adattarsi/accettarsi meglio a vicenda oppure al contrario tendono solo ad esacerbare la loro “patologia”?
Buongiorno Federico,
interessante l’idea di girare la prospettiva, grazie per il contributo!
C’è un aspetto che lega le due domande che mi pone: la consapevolezza.
Ossia quanto una persona è consapevole, o sente, di vivere con un deficit della sfera emotiva?
In molti casi sono gli altri ad accorgersi della freddezza e della distanza, perché la vivono sulla loro pelle.
In altri la persona sente che manca qualcosa, che fa fatica ad esprimere, esternare, ma non sempre decide di ricercare un aiuto, o un modo per migliorarsi.
Sullo stare in coppia o da soli è difficile rispondere perché ogni caso ha la sue sfumature.
Così come l’ipotesi di una coppia in cui tutti e due presentano deficit della sfera emotiva dovrebbe essere riferita dei casi specifici.
Magari se mi può fare degli esempi posso provare a dare una chiave di lettura.
Un caro saluto.
non ne posso più. a 50 anni dopo di 10 di frequentazione mi rendo finalmente conto di essere di fianco a un anaffettivo. eppure avrei dovuto capirlo prima: ha problemi con il contatto fisico con le persone, non ha MAI abbracciato i suoi figli (io sono la seconda compagna), non ha un amico intimo, non fa altro che lavorare e tenere tutta la sua casa ordinatissima, chiede permesso a casa di sua mamma per andare in bagno, non assolutamente in grado di cogliere le mie emozioni e si muove per questo totalmente a caso, col il risultato che, nel tempo, è stata pregiudicata la buona intesa sessuale che c’era una volta. e io, che già lo sapevo, ho scoperto di essere – a causa del contesto familiare in cui sono cresciuta – una dipendente affettiva di prima categoria, che non è riuscita a togliersi di dosso questa macchia e probabilmente mai riuscirà e che si trova a pregare di avere affetto proprio questo uomo. sono molto demoralizzata. scusate lo sfogo.
Buongiorno Silvia,
comprendo il suo sfogo e lo accolgo.
Capisco quanto possa essere difficile vivere una situazione come la sua per un tempo così prolungato.
Perché non prova ad andare oltre le parole che mi scrive. Nel suo sfogo mi parla molto di lui e di come stia influenzando la sua vita, il suo benessere e la sua serenità.
Credo che potrebbe esserle utile concentrarsi su di lei e trovare un modo, anche attraverso un aiuto, per ridare luce ai suoi bisogni.
Noto che in parte già è consapevole di alcune dinamiche, quindi perché non proseguire su questa strada ? Coraggio!
Un caro saluto.
Oltre 20 anni ad elemosinare piccoli gesti, le mie spalle sentono il bisogno di abbracci. Penso sia arrivato il momento di un cambiamento definitivo.
Ora basta far finta di nulla per le apparenze.
Buonasera,
buon 2021 a tutti e visto quel che abbiamo passato ci sono buone probabilità che potrà essere migliore di questo.
Approdo a questo blog dopo uno sfogo telefonico odierno con un’amica che mi ha offerto chiavi di lettura differenti circa la mia situazione attuale. Ho vissuto 60 primavere, vivo sola, purtroppo non ho potuto avere figli e per questo ho un matrimonio fallito alle spalle, sono figlia unica e ho solo la mamma che non vive con me. Rapporto non sempre facile da tempo perdonato e pacificato, non voglio dilungarmi, questo solo per dire che la figura del compagno per me è molto importante, soprattutto ora “che non ho tutta la vita davanti”. Ho una relazione da dieci anni con un coetaneo che vive in un’altra regione, che temo rientri nella categoria finora descritta, o meglio diciamo che ci sono molti aspetti fin qui descritti, che riscontro nel nostro rapporto.
Mi sento ripetergli negli anni: fammi entrare nella tua vita, non escludermi, come faccio a capire cosa accade se non mi dici niente? La risposta è sempre la stessa : ho raccontato più cose a te che a tutti gli altri messi insieme. Inquietante, poiché ho scoperto di recente che mi ha nascosto cose molto importanti per molto tempo perché voleva risolvere le cose da solo. Mah! Peccato che così facendo ha precluso definitivamente una soluzione decente al problema e minato pesantemente il nostro futuro. Faccio fatica ora a considerarci una coppia, anzi la sensazione è che non ci sia mai stata. Leggendo gli altri interventi ho così pensato al silenzio perpetrato, alla incapacità di esternare un’emozione, di partecipare/condividere un mio problema ma soprattutto i suoi problemi, poche parole, racconti sempre incentrati sul lavoro, spesso assenza, viviamo separati per cui i momenti insieme sono particolarmente importanti. E’ una persona che riveste un ruolo di rilievo, anche pubblico che non ha certo paura di esprimersi sui grandi temi, ma per quanto riguarda la sfera intima niente da fare. Coi figli è molto premuroso nei fatti, la camomilla, il piatto preferito, l’indulgenza, ma il dialogo, l’espansività fisica sono molto molto rari. I figli però sono molto affettuosi e lui lascia fare. Anche io, come tutti, giustificavo pensando è il suo carattere, percependo però che il “problema” stava e sta altrove, ma non ho mai capito dove. Forse adesso ho uno strumento in più. Non so molto della famiglia di origine, di sicuro era molto legato alla madre che spesso ricorda, ma non ho idea di quanto fossero complici, o se fossero affettuosi tra loro, dubito, di sicuro non lo era col padre che da quanto mi ha raccontato era un brav’uomo ma molto schivo, poco affettuoso e di poche parole. Però a guardarmi bene attorno, se penso anche ai miei genitori, ai genitori dei miei amici, contando che stiamo parlando di persone di 80/90 anni, è facile che la stragrande maggioranza sia stata fortemente condizionata dalla cultura di allora che lasciava pochissimo spazio alle emozioni e alle loro esternazioni, anzi. Mio padre mi raccontò cose terrificanti su mio nonno poveretto e la tua concezione di educazione. Quindi dovrebbero esserci tante persone mie coetanee con problemi analoghi e non mi pare così.
Ho letto su altri interventi che Lei sconsiglia di affrontare l’aspetto dell’anaffettività con l’interessato perché si otterrebbe l’effetto contrario, ovvero maggiore chiusura e nessuna consapevolezza. Però così facendo significa che non c’è soluzione, che le strade sono due: o si accetta la persona così com’è oppure la si lascia.
Io sono testarda e confido molto nel dialogo per cui tenterò l’ennesimo confronto per cercare di capire a fondo prima di prendere una decisione, riflettendo anche sull’ipotesi che forse questa persona che dice di amarmi in realtà non mi ama più e rimanda una decisione che non vuole/riesce a prendere. Mi auguro che il nuovo anno che sta per arrivare mi darà la capacità di capire. Auguri a tutti
Buongiorno,
Io ho un figlio di 6 anni con una persona a affettiva. Da tempo nn vedo prospettive future nella nostra relazione. Lei viene da una famiglia molto problematica col padre che si è tolto la vita e altri problemi purtroppo. Quando nostro figlio aveva quasi due anni ho scoperto che stava facendo la donna facile con un suo collega di lavoro e che nella relazione precedente ha tradito il suo ex 7 volte. Dopo due anni da quella scoperta avvenuta durante i lavori alla nostra casa dove ci saremmo sistemati x il futuro mi viene a dire che nn prova più sentimenti e si fa 2 mesi in giro di notte con le amiche e intanto in casa imperversava la freddezza. Se nn la cerco io lei nn mi cerca mai da circa 3 anni e mezzo/4. Ho provato a andare avanti x amore di mio figlio e perché so che la sua storia familiare può sicuramente avere inciso parecchio. Ma adesso nn ne posso più sento che nn esisto più e ho deciso di vendere casa e riprendermi la mia vita. Nel nostro rapporto nn c è più scambio affettivo a meno che io nn mi prostituisca nascondendo la mia infelicità e le vada incontro. Nn so più che fare. Ho 35 anni credo di essere giovane x arrendermi
mi sono imbattuta nel suo articolo per caso è stato per me come aprire finalmente gli occhi, vivo da 41 anni con mio marito. abbiamo 4 figli e 5 nipoti. in tutti questi anni compresi 9 di fidanzamento è sempre stato una persona senza emozioni, mi sono sempre detta che era fatto così. sono quasi 20 anni che condividiamo la stessa casa, ma non condividiamo più la stessa stanza, inizialmente dovuto al fatto che lui ha un difetto al setto nasale( che non ha mai voluto risolvere) per cui russa in modo enorme e io dormendo poche ore a notte e neppure profondamente ero arrivata ad una tale stanchezza fisica che non riuscivo più a gestire i ragazzi e la casa. Ora le cose sono peggiorate sempre di più con gli anni ho scoperto tradimenti vari, anche se lui dice sempre che sono solo scambi di sms e ci credo pure perchè anche nei rapporti fra di noi mi sono resa conto che si risolvevano solo in un atto fisico per lui in quando non potevo toccarlo ne accarezzarlo ne baciarlo, mi sembrava quasi di prostituirmi. Nei miei confronti e in quello dei figli è stato presente solo come un uomo che non fa mancare nulla , ma mai un attenzione , un gesto gentile. Finora sia io che i ragazzi abbiamo cercato di aiutarlo in tutti modi ( organizzando persino feste ai suoi compleanni, quando lui dei nostri non ricorda neppure la data). Anche nei rapporti con la sua famiglia ( ha 4 fratelli) è assente, i fratelli chiedono a me sue notizie. Dieci anni fa ha avuto una emorragia da rottura di un aneurisma dopo un paio di anni da questo episodio abbiamo scoperto che si era fatto truffare da una persona e ci siamo trovati in una situazione economica che ci ha costretti a vedere la nostra villetta e comprare un appartamento più piccolo, fino ad allora aveva sempre gestito lui tutto facendomi sentire quasi un incapace a gestire l economia della casa. Ho dovuto chiedere la separazione consensuale avendo la comunione dei beni, ora gestisco tutto con l aiuto dei ragazzi ho imparato ad usare il computer con il quale devo gestire anche la sua attività essendo incapace di usare i mezzi tecnici di cui purtroppo ha bisogno ( posta certificata, firma digitale ecc). Ora per l’ennesima volta ho scoperto i suoi sms rivolti ad un’altra donna, sono delusa , stanca di combattere con una persona fredda , scostante che non una volta ha avuto un gesto carino nei miei confronti o in quello dei ragazzi (sono io il loro unico punto di riferimento) non so cosa fare vorrei a 63 anni riappropriarmi della mia vita che ho lasciato 41 anni fa quando mi sono sposata
Vivo da 28 anni con un anaffettivo, ho sperato di aiutarlo a vivere le emozioni xké sono l’essenza della vita, ma lui nn ce la farà mai a provare amore, mi ha sempre ricoperta d attenzioni materiali ma negato con decisione la sfera emotiva, gli voglio bene e penso abbia subito da piccolo traumi da genitori troppo rigidi e algidi. Tutto ciò però mi ha portata, cercando d accettarlo a crisi d ansia, disturbi del sonno, attacchi d panico e tendenza alla depressione, sn stata in cura 5 anni con ansiolitici, 2 anni con duloxetina e sonnifero, in contemporanea con terapia psicologica cognitivo comportamentale, ora finito il percorso individuale mi appresto a fare terapia d gruppo, ho smesso ansiolitici e antidepressivi, continuo con mezza pastiglia d sonnifero, purtroppo nn ho i mezzi x separarmi, ma siamo giunti alla decisione d fare ognuno la propria vita nella stessa casa, è complicato, inoltre abbiamo due figli adolescenti, d 18 e 21, lui molto attento e padre accondiscendente con mia figlia sempre x bisogni materiali, mia figlia ha disturbi alimentari, prima anoressia, adesso nn mangia a tavola con noi da 4 anni e mi odia, mi provoca d continuo xké ho cercato d farla aiutare da psicologa e neuropsichiatra k ha sempre rifiutato, in seguito ha smesso con la maggiore età, ora è arrogante con me e suo fratello, senza nessun motivo apparente, stiamo soffrendo tutti tantissimo e nn vedo la fine, ma mi sto rendendo conto d aver cambiato la mia postura interiore, sono meno fragile, spero almeno d salvare mia figlia dal narcisismo, xchè presenta qualche tratto purtroppo, mio figlio è molto cinico, io cerco sempre d parlare d’amore e d emozioni con entrambi, voglio essere ottimista e pensare k avendo avuto tanto affetto da me, questo sia loro sufficiente x avere una vita serena, ma ho passato l’inferno x colpa d qst patologia. Volevo raccontare la mia esperienza. Grazie
Dottore, credo di essere anaffettivo e questo sta distruggendo il mio matrimonio.
Abbiamo 2 figli ed uno in arrivo, mia moglie gia non riesce piú a soportare questo mio stato.
Ho bisogno di aiuto. Sento che questa mia forma di essere sta allontanando e distruggendo tutto ció che realmente importante per me e che mi sta portando a fondo.
Non riesco a tovare la felicitá. Vedo il dolore in mia moglie e mi vergogno del fatto di non riescire a muovermi, a dare un passo, per farle ritrovare la felicitá. mi sento congelato e non so cosa fare.
sto cercando aiuto ma non so che tipo di psicoterapeuta mi possa realmente aiutare. Voglio tornare a sentire.
grazie
Sono certa mio padre sia anaffettivo e sono quasi sicura, purtroppo, di esserlo anche io. Lui é uno stakanovista, pensa solo al proprio lavoro e pochissimo alla famiglia e sono cosí anche io.
Non penso di essermi mai innamorata, forse per l’inconscia paura del rifiuto e di soffrire, ma nonostante abbia avuto relazioni lunghe (una di 7 anni con uno sfigato che peró voleva fare il narcisista e l’altra, attuale, di quasi 8) sento di mettere sempre al primo posto la sicurezza economica e lavorativa rispetto a quella personale ed emozionale.
Mi irrita quando il mio compagno sta male, un po’ perché gli uomini tendono ad esagerare sempre (guarda caso tranne mio padre, che per fortuna gode di ottima salute) ed un po’ perché é convinto dei suoi arcaici metodi per risolvere la situazione. Io vengo da una famiglia di medici, dove la scienza é importantissima e tutto il resto solamente chiacchiere (e concordo). Ad esempio, il mio compagno ha avuto il Covid e nonostante la febbre altissima e l’ossigenazione bassa non solo ho pensato stesse esagerando, ma mi ha seccato tantissimo doverlo portare di notte in PS (non é vaccinato, ma ora si é convinto) e sono stata anche quasi contenta che si sia ammalato se questo é servito a fargli cambiare idea.
Mi parla di problemi sul lavoro quali incomprensioni con colleghi e superiori ed io minimizzo perché so che in realtá c’é sotto anche il suo caratteraccio (perché un po’ lo ha, visto che in ogni posto di lavoro ha dei problemi). Faccio la spesa spesso io, che guadagno il doppio di lui, ma mi altero quando mangia le cose che compro io. Non ho voluto figli (ho quasi 40 anni) perché non solo non mi piacciono i bambini, ma perché sarei una madre veramente rigida e lascerei crescere i miei figli sotto regole severe e nel contempo me ne disinteresserei all’atto pratico. Dovrebbero fare quello che dico io e basta. Sono una “control freak”, per dirla all’inglese.
Io penso di volergli anche bene sotto sotto e sono certa me ne voglia anche lui, ma non so bene che cosa fare. Mi spiacerebbe se tra noi finisse, ma a volte penso che io stia meglio sola e che lui si trovi una compagna come preferisce, magari al suo paese (viviamo all’estero entrambi e non siamo originari del luogo in cui viviamo).
Mantengo ottime relazioni professionali e ho solo complimenti sul lavoro, ma sul piano affettivo, emozionale ed empatico sono una frana (soprattutto su quest’ultimo). Da un lato mi piace riuscire a controllarmi, ma dall’altro mi faccio schifo da sola. Non so bene che fare, penso che la mia vita sia uno spreco.
Ho sempre pensato amare questa persona ,ma nonostante i miei sforzi non posso negare la sua completa estraneità a qualsiasi tipologia d’affetto , sono sposato con una persona che non ha completamente capito cosa significhi la parola coppia ,oggi sto ancora con lei perché il buon Dio mi ha donato due meravigliosi figli ,legatissimi con me ,ma non c’è giorno in cui non mi chiedo , quanto può durare …
Sono stanco
Anch’io ho una lunga e dolorosissima storia che riguarda questo tipo di problema.
Sposato da decenni con una donna inizialmente/apparentemente equilibrata sotto il profilo affettivo, ho di recente realizzato che soffre da sempre di questa condizione.
Con qualche ‘complicazione’ in più rispetto alle storie che ho appena letto.
Pochi giorni fa ha di fatto ‘vuotato il sacco’ circa il proprio modo di essere e di relazionarsi con gli altri.
Terza di tre figli, il primo è un maschio ed è già per questo ‘escluso’ – per motivi che è facile intuire – dalla ‘gerarchia’ della sua famiglia di origine: il vero problema è la sorella maggiore, che ha una personalità follemente nevrotica e che l’ha sin dall’inizio condizionata con le proprie idee e assoggettata ad una sudditanza che ancora oggi, ahinoi, perdura.
Nella sua famiglia di origine il connotato altamente psicopatologico della sorella maggiore è noto, eppure la si è incondizionatamente lasciata fare (della serie ‘perché tanto la pensa così, inutile tentare di cambiarla’, etc.).
Ma ciò che finalmente mia moglie ha ammesso – e lamenta vigorosamente – è l’aver sempre avuto tre genitori ad opprimerla: il padre, la madre e la sorella.
Di fatto, il legame che unisce le due sorelle è a dir poco morboso: si scambiano messaggi telefonici di continuo, a tutte le ore (comprese quelle dei nostri pasti e in tutti i periodi delle nostre ferie), senza alcun rispetto – da parte della sorella maggiore – di un minimo di intimità e riservatezza al quale ha diritto il nostro nucleo familiare (del quale l’intrusiva sorella maggiore non fa notoriamente parte), fino al limite di inviare raffiche di messaggini – a mo’ di maleducatissima sveglia – alle sei e un quarto del mattino (accaduto oggi, giorno festivo, sic!).
Il meccanismo che appare prevalere è che la sorella maggiore abbia fatto della sua più giovane consanguinea la propria ‘scudiera’, trovando così una ‘spalla’ costantemente pronta ad appoggiarla nelle dispute che puntualmente e senza soluzione di continuità si verificano nella loro famiglia d’origine a causa degli ostilmente bizzosi atteggiamenti e comportamenti della sirocchia più anziana.
E non finisce qui: ogni questione che richieda una presa di posizione (o, comunque la si voglia chiamare, una scelta) vede il pedissequo prevalere della isterica sorella egemone, la quale finisce così col far sentire la propria ‘presenza ingombrante’ anche in àmbiti nei quali il suo parere non è affatto richiesto né opportuno.
Il problema appena accennato è aggravato proprio dalla condizione di totale anaffettività in cui è totalmente immersa la mia consorte (impossibilitata inoltre – proprio per questo – a prendere autonomamente qualsiasi decisione in qualsivoglia questione e situazione).
Ci sarebbe ancora molto da dire, purtroppo, ma non è mia intenzione annoiare l’intero blog con le mie faccende personali : a disposizione per ulteriori approfondimenti, esprimo qui la mia gratitudine per aver trovato uno spazio dove poter esprimere – per ora – questo mio spero comprensibile sfogo.
L
Ho letto tutte le storie, nelle quali vedo alcuni punti in comune con la mia di storia .
In effetti è proprio così, loro anche se cercano di dimostrarti quel qualcosa in più dopo che magari gli hai fatto notare di cosa hai bisogno , tornano come prima. Puoi non vederli per settimane, loro a telefono più di chiederti cosa hai mangiato o cosa farai nn t diranno nulla di carino. Non aspettarti sorprese, momenti costruiti per amore. Solitamente sono avidi di denaro e sentimenti. Non hanno bisogno fondamentalmente di te , vivono benissimo da soli con il loro mondo è il loro lavoro.. anzi forse potresti essergli un peso in alcune circostanze. Alla fine se ci pensiamo noi facciamo tt le cose con “ amore “ e non ci pesano.. ovviamente quando viene a mancare ciò la cosa cambia.
Rassegnamoci , perché non c è modo.
A questo punto penso che chi può cambiare direzione lo deve fare quanto prima .. chi ha difficoltà nel lasciare la persona senza sentimenti per varie problematiche di debba creare un proprio mondo dove lui nn c sarà.
Tanto state sicuri che nn sarà neanche geloso quando uscirete con le amiche o starete fuori quel weekend .
Sono persone che nn dovrebbero mai fidanzarsi perché fanno male li in quel posticino a loro sconosciuto chiamato cuore. Un saluto a tutti
Anch’io ho lo stesso problema: temo che mio marito sia incapace di provare emozioni.
Siamo insieme da più di 40 anni e mi sono sempre sentita inadeguata, mai all’altezza della situazione.
Sono molto empatica e ho bisogno di coccole… una carezza, un buffetto sulla guancia un braccio che mi cinge come a dirmi “ci sono io con te”… e invece niente.
Quelle che lui chiama coccole per me sono preliminari ma non riesce a cogliere la differenza.
Non voglio cambiarlo, non più. Ci ho rinunciato. Ho passato anni e anni a chiedermi cosa non andasse in me e cosa poter fare per essere più gradevole ai suoi occhi senza ottenere risultati. Dice che vado benissimo così, che con me sta bene…che io sono io, un punto di riferimento nella sua vita. Mi stima, mi vuol bene ma non sa manifestarlo.
Piango molto perché il vuoto interiore è tantissimo e così trovo un pochino di serenità e se si accorge non sa cosa fare, non mi abbraccia, non mi consola… si irrita e va via dicendo che sono una bambina… help me!
Non so più che strategia usare, non abbiamo interessi in comune… insomma, un totale fallimento
Avegno 13 anni quando mi innamorai di lui, un ragazzino apparentemente solare, socievole, sempre il centro della nostra compagnia di piccoli adolescenti. La nostra storia è durata 10 anni , lui crescendo è diventato”un maschio alpha” ma incapace di dimostrare i suoi sentimenti con me, mai un abbraccio una parola di conforto, o semplicemente un ti voglio bene. Dopo 10 anni in cui mi sono sentita l’unica a portare avanti quel rapporto… Ho mollato e sono andata via e la cosa più dolorosa è stato vedere con quanta facilità lui ha accettato la mia decisione, con un ok va bene così se sta bene a te. La mia vita è andata avanti, ma nel mio cuore c’era sempre lui, ora a 50 anni l’ho ricontatto, i miei sentimenti sono riaffiorati come se questi 27 anni non fossero mai passati e anche per lui è la stessa cosa. L’ho trovato leggermente cambiato, adesso se parliamo riesco a fargli due cose che in passato non avrebbe mai detto, ma la mattina quando gli scrivo buongiorno amore …la sua risposta è a te. A volte mi manda messaggi che mi emozionano tantissimo al punto da farmi piangere, ma la maggior parte delle volte sento ancora quel muro di ghiaccio che ci separo anni fa. Amarlo e difficile, doloroso a volte e mi fa sentire sbagliata, io sono caloroso affettuoso bisognosa di calore umano di una presenza fisica importante che mi avvolga e protegga, dovuto forse anche al fatto che ho perso mio padre quando ero ancora una bambina ma lui tutto questo non lo fa. Lo amo e le vita ci ha riunito dopo tutti questi anni e non voglio perderlo di nuovo.
Buon giorno dottore
Sono finita sulla sua pagina per caso. Da un paio di mesi sto frequentando una persona che a tutti gli effetti è un anaffettivo. La mancanza di affetto da piccolo e una situazione familiare sconquassata ha creato la persona che è ora. Leggo tutte queste donne che hanno problemi dopo 10-20 anni di matrimonio quindi penso che questa mia preoccupazione dopo solo un paio di mesi magari possa risultarle ridicola. Il problema è che non vorrei farmi prendere dalla sindome da crocerossina e non essere razionale nelle mie decisioni. Ho provato a parlargli più volte, ho cercato di farlgi capire che non voglio tanto ma ogni tanto un abbraccio, una carezza.. non posso sempre esser io ad elemosinare i suoi sentimenti. Lui concentrato solo su lavoro, macchine e moto. Di fronte a queste mie uscite lui si mette anche a piangere, dice che già è cambiato rispetto a qualche anno fa ma a tutti gli effetti mi basta quello che mi dà? Io sono una persona che ha bisogno della manifestazione di affetto sia anche tra amiche o parenti… Pensa che tutti questi miei quesiti siano una risposta bella chiara alla mia domanda ovvero se è il caso di proseguire o meno questa storia?
Grazie dottore
Buongiorno Nicoletta,
grazie per il commento nel quale mi descrive molti elementi di riflessione con chiarezza.
La razionalità non andrebbe esclusa perché le permette di guidare il suo sentire, che non significa dominarlo, o reprimerlo.
Nel suo post ci sono i suoi bisogni, il suo modo di essere, e c’è il comportamento che osserva nella persona che le sta a fianco.
Giorno dopo giorno, tentativo dopo tentativo, trovi un equilibrio tra mente e cuore e la risposta che cerca arriverà.
Un caro saluto.
E una sofferenza tremenda amare perdutamente e non ricevere nulla …
In questi sette anni ho visto di tutto e ora che ho deciso di chiudere bloccando tutti i sistemi di comunicazione mi sembra di essere tornato da un campo di battaglia con un milione di morti sulla coscienza
Una situazione credetemi allucinante
Spero di poter fare miei i vostri consigli che per me sono stati importanti
Li avrò letti e riletti 100 volte
Grazie dottore
Buongiorno, ho letto con attenzione l’articolo e ho trovato significative risposte alle domande che mi ponevo da qualche tempo.
Leggendo i commenti vedo che il focus è in particolare sul rapporto tra partner. Il mio problema è invece che penso che la mia figlia minore (18 anni) sia una persona anaffettiva, infatti rispecchia in pieno questi comportamenti.
Cosa può fare una madre? Accettarla così com’è? Sentirsi in colpa per avere avuto un ruolo di responsabilità? Cercare il suo affetto in tutti i modi e poi rendersi conto di essere sempre tenuta a distanza salvo quanto le serve qualcosa? Io ci sto molto male e mi colpevolizzo. Lei aveva anche iniziato degli incontri con la psicoterapeuta ma qualcosa non ha funzionato e si è tirata indietro, addossando chiaramente la colpa alla professionista che, a suo dire, non riusciva a capirla e la giudicava…
La sua tendenza è a tenere lontane le persone, dice di avere ansia sociale, ma di fatto sembra che gli altri siano sempre sbagliati mentre lei non accetta mai suggerimenti da nessuno ritenendosi sempre nel giusto.
Cosa potrei fare? Ovviamente con una figlia non vorrei interrompre la relazione e gettare la spugna, ma immagino già nel futuro che se non sarò io a cercarla lei non lo farà mai.
Grazie dell’ascolto e un abbraccio forte a tutti quelli che hanno condiviso qui.
Buongiorno Alessia,
grazie per il commento che apre la riflessione verso altre forme di relazione, come quella genitore figlia.
Teniamo in considerazione il fatto che la ragazza è in un’età nella quale si ricercano indipendenza ed identità, spesso “a scapito” delle relazioni familiari, e che potrebbe essere normale percepire un senso di distacco, di freddezza.
Un esempio: affermazioni come “non mi parla più, non mi dice più niente, mi evita, una volta era affettuoso…” sono piuttosto comuni a molti genitori che vivono l’adolescenza (e quindi la crescita) dei loro figli.
Allo stesso tempo, se sua figlia parla di ansia sociale potrebbe essere utile provare a far luce su questo malessere. È chiaro che a quell’età il bisogno di affermazione, e una buona dose di egocentrismo, possono starci, quindi non fermiamoci al primo tentativo con una terapeuta.
In questo blog trova un articolo che parla dell’avvicinarsi alla psicoterapia, di quanto possa essere difficile e consiglia di non fermarsi al primo tentativo, visto che è fondamentale per il paziente trovarsi a proprio agio, con la persona in primis.
Come genitore direi che l’unico modo è “esserci”. Questo comporta due qualità apparentemente contrapposte: solidità e flessibilità.
La ragazza è in una terra di mezzo nella quale ha bisogno di sperimentare e sentirsi grande, ma allo stesso tempo ha paura di esserlo.
L’impegno quotidiano è riuscire a muoversi in questo delicato periodo, senza invadere, ma anche senza abbandonare.
Un caro saluto.
Gentile Dottore buongiorno,
sono in una relazione con questa tipologia di persona da più di 20 anni.
Sebbene consapevole della problematica, mi sono inventata giustificazioni per lui e per me di innumerevoli natura: dalla sindrome della crocerossina al riconoscermi ed accusarmi a mia volta di anaffettività.
Credo che non ci sia amore possibile.
Un gran senso di inadeguatezza e malessere.
Dove trovare il coraggio per chiudere ciò che nuoce così tanto?
Ho trascorso 4 anni di convivenza con un anaffettiva, inizialmente le cose andavano molto bene lei era entusiasta del rapporto, i suoi tratti caratteriali erano pacati e introversi mentre i miei estroversi e sociali, nonostante le differenze avevamo delle grosse affinità elettive, sono riuscito a istaurare con il padre un ottimo rapporto, siamo andati a vivere insieme da subito, dopo il terzo anno e mezzo c’è stata una regressione da parte sua, nonostante la mia famiglia l’abbia accettata a casa come una figlia lei si sentiva giudicata in tutto e per tutto, questo si all’interno familiare che all’esterno, piano piano sono iniziate a emergere malesseri generalizzati giudizi negativi su tutti e tutto, a me questa cosa mi ha svilito perchè mi ha prosciugato a livello energetico, probabilmente consigliata anche dalle amiche mi ha lasciato dopo un pò di mesi di problemi, mesi in cui anche io ho iniziato a sentire questo “tornare indietro” anche se fino all’ultimo lei mi diceva che io ero il suo centro e che avrebbe voluto fare dei progetti di vita con me. Il problema è che nonostante abbia il quadro completo sono passati 4 mesi da quando ci siamo lasciati e mi manca tremendamente..anche se non ho provato a ricontattarla perchè credo che sia più importante rispettare il silenzio dell’altro, ringrazio tutte le persone che hanno scritto le proprie esperienze perchè mi hanno mostrato ancora più chiaramente quello che ho sentito in questi ultimi mesi.