Stai vivendo una relazione in cui stai dando molto e ricevendo poco?
Percepisci il tuo rapporto come fortemente sbilanciato, a senso unico; oppure senti che quel rapporto per te è l’unico modo per riempire il vuoto e la solitudine che ti circondano?
Se ti ritrovi in queste parole, questo articolo potrebbe fare al caso tuo.
Nel parlare comune, quando ci si riferisce all’Amore, si fa spesso riferimento al concetto di trovare la propria metà.
Questa idea, ripresa dalla filosofia platonica, pur apparendo piuttosto romantica, nasconde un errore di fondo: l’incontro d’amore non dovrebbe avvenire tra 2 metà incomplete, ma tra due persone complete, consapevoli, presenti a se stesse.
Quando non è così, quando l’incontro è tra due persone bisognose, non consapevoli delle proprie ferite, del fardello emotivo che si portano dietro, ecco che l’amore che ne deriva può assumere forme non sane.
Una di queste è quella della Dipendenza Affettiva: una forma patologica dell’amore stesso.

Cos’è la dipendenza affettiva patologica
Purtroppo definire il confine tra un rapporto d’amore sano e una dipendenza affettiva è spesso difficile.
Sia che si parli di rapporto sano, sia che si parli di relazione dipendente, in entrambi i casi si tratta di legami di dipendenza.
Per chiarirci: per amare qualcuno, bisogna accettare una piccola parte di dipendenza, altrimenti non potremmo stare in relazione, accettare compromessi relativi al quotidiano, dedicarci all’altro.
Ma quando la dipendenza è troppa, ecco che “si passa al lato oscuro” dell’amore.
Per riconoscere il rapporto dipendente, esistono alcune caratteristiche che possono aiutarci:
- essere ossessionato dall’altro, pensarlo continuamente e fare tutto in funzione della sua approvazione
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trovarsi a vivere forti e frequenti paure legate alla solitudine e all’abbandono
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sentire in maniera esagerata un bisogno di approvazione capace di rendere la vita subordinata agli altri, al punto da pensare di non riuscire a vivere senza
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percepire di essere arrivati, o vicini, all’annullamento di se stessi
Questi sono solo alcuni fra i tanti aspetti che possono aiutarci a riconoscere se stiamo vivendo un amore dipendente. Tuttavia ti invito a prestare attenzione nel procedere con un’auto-diagnosi che potrebbe risultare affrettata.
Se hai dei dubbi ti invito a proseguire nella lettura e, nel caso, a chiedere consiglio a una figura competente.
Perché si diventa dipendenti?
La dipendenza affettiva patologica nasce nel contesto familiare e sociale vissuto nell’arco dello sviluppo.
È molto importante che in esso venga trasmessa un’idea sana di amore, che parta dall’amare se stessi, così da fissare le basi per uno sviluppo solido e robusto della propria autostima.
La mancanza di questo aspetto fondamentale, dovuta ad assenza emotiva dei genitori, non chiarezza o abusi da parte della famiglia di origine, può portare alla diffusione di dubbi e paure con i quali si inizia a convivere, in primis la convinzione errata che l’opinione che gli altri hanno di noi sia sempre la migliore.
I pensieri automatici che condizionano la quotidianità di una persona con attaccamento dipendente sono vari, ma i più frequenti sono questi:
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Le opinioni degli altri sono sempre le migliori
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le responsabilità sono un pericolo di cui non so farmi carico
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la solitudine è dolorosa e non mi fa stare bene.

La sofferenza, quella che fa crescere, che porta all’indipendenza e alla realizzazione di sé, viene evitata in ogni modo.
Il pensiero che sottende questo atteggiamento è di non essere all’altezza delle situazioni, di non essere abbastanza forte e di non meritare la felicità. Così, quello che accade è che si demanda ad un altro essere umano il compito più importante, quello di renderci felici, perdendo di vista il fatto che solo noi possiamo essere fautori del nostro benessere.
Superare lo stato di dipendenza: ovvero, come dare voce ai propri bisogni
Vivere da dipendenti affettivi significa mettere all’ultimo posto se stessi. Per uscirne occorre dare voce ai propri bisogni. È un cambiamento forte, che va affrontato a piccoli passi.
Ad esempio, parti dalle opinioni, le tue!
Usale per indirizzare le tue scelte, iniziando da quelle più semplici.
>Ti invito a provare in modo da sentire la fatica e il fortissimo bisogno di ascoltare quelle degli altri.
>Non ti abbattere! Prendilo come un momento di auto-consapevolezza. Riconoscere che il problema esiste è sempre un buon punto di partenza.
>Prova a prendere alcune decisioni in solitudine. Anche in questo caso parti da quelle semplici.
>Prova a stupirti del fatto che non erano così sbagliate come pensavi, prova a sentire il senso di libertà che riesce a donarti questo modo di vivere e inizia a darti un’opportunità.

È importante che tu comprenda che la solitudine non è un male da curare, ma un’alleata per la tua rinascita!
La solitudine è un invito riscoprire i tuoi bisogni, a dare voce ai tuoi desideri, a ritrovare la tua vera essenza, intrappolata da anni e anni di dubbi e paure.
Grazie ad essa puoi scoprire di non avere bisogno di qualcuno per sentirti vivo, a maggior ragione se questo ti porta malessere e sofferenza.
La solitudine diventa così un’amica, una confidente, una preziosa alleata, con cui bisognerebbe imparare a convivere: riuscendo a vivere bene la solitudine, infatti, si può riuscire ad avere un buon rapporto con se stessi e riuscire a farlo significa essere pronti per una relazione sana.
Dai spazio e voce a te stesso, riparti da te, al di là delle opinioni altrui: ecco il segreto per uscire dalla dipendenza affettiva e tornare a volersi bene!
Se in questo percorso di ricerca ti sentirai smarrito, non temere, fa parte del viaggio.
Ma sappi che in alcuni casi, chiedere aiuto ad una figura competente ti aiuterà a trovare prima la tua via.
Dott. Luca Giulivi
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Buongiorno, non mi riconosco in questo articolo, io sono una molto caparbia e so fare tante cose ho affrontato sfide molto importanti nella mia vita, il mio problema è che mi innamoro facilmente o meglio ho bisogno di annamorarmi ma soprattutto di sentirmi amata ma ahimè alla fine trovo persone che non soddisfano le mie aspettative, ma credo sia un problema mia di non sentirmi mai abbastanza amata ho sempre bisogno di prove di conferme e vivo male ogni relazione.
Buongiorno Roberta,
ho letto con attenzione le sue parole. Le segnalo un altro articolo del blog che forse è più centrato con la sua situazione: https://www.lucagiulivi.it/perche-scelgo-sempre-la-persona-sbagliata/
Buona lettura.
Un caro saluto.