Ti capita di non riuscire ad agire serenamente perché ti senti una persona egoista e provi un profondo senso di colpa che arriva a bloccare le tue scelte?
Tra l’egoismo puro e il sentirti una persona egoista c’è un mare di consapevolezza che potrebbe essere utile navigare insieme.
Per questo ho pensato di fare chiarezza sull’argomento.
Essere egoista
Se prendi un qualsiasi vocabolario trovi scritto che una persona egoista si preoccupa solo di sé stessa e che, di conseguenza, ogni suo pensiero ed ogni sua azione sarà rivolta a perseguire tal fine.
Una definizione, questa, che lascia spazio a molteplici interpretazioni perché indefinita, generalizzata, aspecifica.
Approfondiamo quindi l’argomento con l’aiuto della psicologia che ci dice che una persona egoista è egocentrica, non disposta a mostrare le proprie vulnerabilità, incapace di ascolto, permalosa, critica, diffidente, propensa a non assumersi rischi e responsabilità, talvolta megalomane.
Se ti sta venendo qualche dubbio sul darti dell’egoista potrebbe esserti utile proseguire nella lettura.
Qual è il problema?
Ognuno legge il mondo in modo soggettivo, quindi la realtà che vedi è solo un’interpretazione filtrata da tanti fattori: personali, affettivi, culturali.
Quando l’interpretazione diventa critica, pretese, giudizio, divieto, può risultare un peso non semplice da portare.
Nel mio studio entro spesso a contatto con persone che si sentono egoiste e provano sensi di colpa ma, una volta fatte le domande di approfondimento, comprendo che si tratta di condizionamenti da parte di altre persone, spesso legati ad aspetti culturali.
Questi condizionamenti non fanno altro che remare contro il benessere e la realizzazione personale e le conseguenze a lungo termine si manifestano attraverso ansia, depressione e disturbi psicosomatici.
Le voci degli altri
Proviamo a fare un viaggio nei tuoi ricordi, quelli vivi, che riesci a recuperare senza alcuno sforzo perché rappresentano momenti, vicini o lontani nel tempo, in cui qualcosa non è andato come avresti voluto.
Ad esempio: “Quando ero bambino volevo ballare, ma mia madre non era d’accordo e non mi ha mandato alla scuola di danza”.
Oppure “avrei voluto scegliere il liceo artistico, ma i miei mi hanno detto che non era la scuola per me, che non serviva a niente, e mi hanno fatto scegliere quella che dicevano loro”.
O anche: “mi sono laureata in Giurisprudenza perché i miei ci tenevano e volevano che diventassi avvocato”.
Altri esempi possono riguardare situazioni di insoddisfazione che si protraggono nel tempo e che non riesci a sbloccare: “ho scelto un posto come contabile presso un’azienda invece che seguire la mia vocazione nella fotografia, perché tutti mi dicevano che ero pazzo a non accettare un posto fisso garantito”.
O “avrei voluto lavorare, ma mio marito mi ha detto che dovevo stare a casa a prendermi cura dei figli”.
Ed ancora “sento che l’unione con la persona che ho a fianco non funziona, lui è freddo e distante. Ogni volta che provo a parlarci risponde che è sempre stato così. Non mi sento amata, considerata, ma non riesco a reagire, a prendere la decisione di cambiare vita”.
Le voci degli altri, insomma, possono influenzare scelte che spesso risultano determinanti per il benessere e la realizzazione personale.
Sono voci introiettate
Queste esperienze sono quelle che normalmente ricordi, ma costituiscono solo una parte di un ben più ampio ambito relazionale in cui hai sperimentato critiche, pretese, giudizi, divieti che sono diventate parte integrante, ma non funzionale, della tua identità.
È molto probabile quindi che tu abbia imparato che quello che sentivi non era abbastanza legittimo o era sbagliato, e che per essere apprezzato/a, accettato/a ed amato/a avresti dovuto seguire quello che ti dicevano di dover essere o dover fare.
Questo significa che se ti trovi di fronte al fatto di dover fare qualcosa per te, il tuo benessere, il tuo piacere, fai fatica e tendi a rinunciare perché dentro una voce ti sta criticando e suggerendo che sbagli, che sei una persona egoista a pensare di fare ciò che desideri e senti che ti farebbe stare bene.
Quella voce non è la tua, è la voce di altri che negli anni, a forza di sentirti ripetere le stesse critiche, cedere alle stesse pretese, subire gli stessi giudizi e gli stessi divieti, hai introiettato.
Cambiare strada
Quello che puoi fare è dare fondo a tutto il coraggio di cui disponi e cambiare strada.
Nel lavoro in terapia i passaggi da fare consistono nel:
- raggiungere la consapevolezza della propria situazione,
- riprendere contatto con i tuoi bisogni più autentici,
- prendendo le distanze da ciò che è stato introiettato, arrivando a bandire quelle voci che tanto ti mettono i bastoni tra le ruote,
- delineando così la nuova strada da percorrere, una via legittima, consapevole, adulta.
Comprendo che dal punto di partenza può sembrare più arduo che scalare una montagna, che tutto può sembrare assurdo ed impossibile, ma capire che legittimarti a fare scelte autentiche, a dire di no a ciò che non ti rappresenta, è un processo importante per lo sviluppo del tuo benessere, della tua realizzazione e della tua felicità.
Dott. Luca Giulivi
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