– Donna: Fumo una sigaretta ogni tanto. Mi rilassa quando sono tesa.
– James: Da quando ti senti tesa?
– Donna: Da quando ho cominciato a fumare.
Tratto dalla famosa serie TV anni ’90 I Segreti di Twin Peaks di David Lynch, questo dialogo offre uno spunto per approfondire l’argomento di cui ti parlerò in questo nuovo blog post.
Lo sapevi che varie strategie che spontaneamente mettiamo in atto per contrastare l’ansia in realtà non fanno altro che alimentarla?
Quando sento parlare di ansia spesso il riferimento è quello di una guerra.
Non so perché, sarà per i film di Rambo, o di altri eroi generazionali, fatto sta che sembra diffusa l’idea che l’ansia vada sconfitta, cancellata, annientata.
Niente di più sbagliato e innaturale.
Capisco che ti dia molto fastidio e, in alcuni casi, crei non poco disagio, ma l’ansia esiste per informarci di qualcosa che ci sta succedendo.
È la sua funzione e, a guardar bene, non ti sembra qualcosa di utile?
Eppure la strategie che vengono naturali e spontanee per gestirla sono proprio quelle che finiscono per alimentarla.
Non credo sia uno scherzo della natura, bensì un invito a migliorare, apprendere, evolverti.
Come dire: nasci con tutti gli strumenti per vivere bene, solo che devi imparare a utilizzarli.
Approfondiamo alcune di queste strategie spontanee che risultano poco efficaci.

Un acerrimo nemico
Più vedi l’ansia come un nemico, più ti da fastidio.
Percepirla come un nemico significa stare all’erta, e stare all’erta significa dare attenzione, molta, al nemico.
L’ansia si ciba della nostra attenzione, più gliene dai, più la senti presente e insistente.
Prova a pensarci: quando senti ansia, tendi a monitorarti per vedere se diminuisce e ti lascia in pace.
Finisci così per infastidirti e provi a contrastarla per mandarla via.
Tutti questi sforzi non fanno altro che fortificarla perché quello che stai facendo è tentare di escluderla, mentre andrebbe inclusa in quanto parte integrante del nostro funzionamento fisiologico.
Capisco che ti dia fastidio e crei disagio, ma vederla come un nemico da abbattere è proprio il modo per non superarla ed intensificarla.
Controllo
Leggeva con un’ansia che a stento le permetteva di capire, mentre l’impazienza di sapere ciò che diceva la frase successiva le impediva di cogliere il significato di quella che aveva sotto gli occhi.
[Jane Austen in Orgoglio e Pregiudizio]
Una strategia di gestione dell’ansia assai diffusa è quella che porta a pretendere di avere tutto sotto controllo, o meglio, avere controllo su tutto.
Il controllo è l’illusione di cui ti servi per allontanare l’ansia, pretendendo quindi di vivere senza alcuna incertezza, alcun errore commesso, alcuna colpa.
Il punto è che finisci inevitabilmente per alimentarla.
Perché?
Semplicemente perché non è possibile mantenere il controllo su tutto, così come non è possibile non avere incertezze, non commettere errori e così via.
Arrenditi.
Pretendere di vivere avendo tutto sotto controllo è faticoso, favorisce stati di tensione eccessiva, che bene non fanno alla mente e all’organismo in generale.
Evitamento
Evitare luoghi, situazioni, persone è la strategia più diffusa attraverso la quale “si pensa”, non sempre del tutto in maniera consapevole, di far fronte all’ansia.
Un esempio molto pratico è legato all’abitudine a procrastinare che, in molti casi, è una forma di evitamento.
Rimandi qualcosa da fare e con essa rimandi anche la sensazione che stai provando, lieve o intensa che sia.
Nell’immediato provi sollievo, ma prima o poi ritorna aggiungendo ulteriore stress.
Un altro esempio è rinunciare a recarsi in alcuni luoghi perché generano ansia, che siano essi un ascensore, l’autostrada o il supermercato.
Può succedere anche di evitare il confronto con una persona.
In un primo momento, breve, senti sollievo e pensi di aver risolto il problema, salvo poi accorgerti che non è così.
Mettere in atto evitamenti di questo tipo è una strategia molto pericolosa e per nulla risolutiva dato che tende ad aumentare il suo raggio e di conseguenza a diventare molto limitante.

Come porre rimedio
Se è vero che le dotazioni di base che la natura ti ha donato per gestire l’ansia portano ad elaborare strategie poco efficaci non significa che sei spacciato/a.
Così come alla nascita non sai parlare, leggere o scrivere, allo stesso modo ci sono altri aspetti che possono essere appresi e sviluppati.
Nel caso dell’ansia sono importanti e andrebbero sviluppati questi:
- Una buona educazione emotiva: è il primo passo da compiere ed è un apprendimento che non ha età, nel senso che non è mai troppo tardi per imparare a dare un nome alle emozioni, tollerando la loro presenza nella tua vita e comprenderne il significato, il messaggio.
- Poniti le domande corrette: Cosa sta succedendo?
Come mai la tua attenzione è sull’ansia che stai provando più che su altro, come ad esempio il vero motivo per cui ti senti così?
Cosa ti porta a rifiutare le sensazioni che senti invece che accoglierle?
Prova ad “allargare lo sguardo” perché un effetto dell’ansia è proprio quello di oscurare tutto il resto. - Sviluppa un dialogo interiore funzionale: impara a dialogare con te stesso/a volendoti bene e prendendoti realmente cura di te e dei tuoi bisogni.
Un presupposto tutt’altro che scontato.
Immagina che stia per arrivare un terremoto e il tuo cane, che lo avverte prima, inizia ad agitarsi ed abbaiare.
Ti sveglia nel sonno e ti fa spaventare.
Ora ti faccio una domanda: il problema è il terremoto o il tuo cane?
In fondo il tuo cane vuole semplicemente avvisarti, è un messaggero.
Così avviene per l’ansia.
L’ansia in quanto sintomo è foriera di una difficoltà interiore e, col malessere che provoca, come il cane, ti sta avvisando che c’è qualcosa che non va.
Ora è chiaro? L’ansia non è il problema.
L’ansia è il messaggero.
Ascoltala.
Dott. Luca Giulivi
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